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Taranto e modello Jonico.
La politica culturale come unico porto per salvare un territorio

martedì 16 luglio 2013
di Pierfranco Bruni




Taranto e modello Jonico

 

 

 

 

Tre punti fermi per ricominciare a parlare di politica culturale in una città come Taranto e in un territorio qual è quello Jonico.

1. Potenziare il rapporto tra l’Università (Jonica – Mediterranea) e i processi di sviluppo nella geografia tra Taranto e comunità del tarantino.

2. Riconsiderare i beni culturali come potenzialità economica in un legame tra costi e benefici, che possa riguardare l’articolazione del patrimonio oltre il dato scientifico e la realtà giuridica della tutela (già consolidati dal Codice).

3. Dismettere l’idea di Taranto come capitale della cultura e realizzare un progetto di eventi non episodici ma strettamente connaturati in una visione europea e internazionale.

A questi tre punti, chiaramente, si aggrappano tutte le dimensioni operative, organizzative e valorizzanti che devono partire da un presupposto fondamentale: la cultura come immagine, come transizione economica di un territorio, come proiezione tra le città del Mediterraneo.

Credo che sia un discorso, nonostante il grido della crisi delle finanze, fattibile e che può e deve riscattare una città  che vive sotto la morsa di una sconfitta ambientale. L’Università oggi può giocare un ruolo straordinario. Dico oggi, perché con l’elezione a Rettore di Antonio Uricchio la centralizzazione di una politica di ricerca e di sviluppo nel campo della mediterraneità può essere trascinante.

Uricchio che conosce bene il legame tra mercato e cultura, tra sviluppo e risorse, può (anzi è) essere un tassello significativo non solo per Taranto ma per l’intero territorio, ed egli sa che ogni cultura di sviluppo è legata ad una politica di investimento. La sua presenza come Rettore dell’Università di Bari è certamente “spendibile” per una progettazione che interessi in modo particolare Taranto.

Sui beni culturali occorre riprendere il cammino, già avviato alcuni anni fa, di un rapporto tra Ministero competente e le realtà degli Enti locali, attraverso una caratterizzazione del patrimonio culturale inteso come modello valorizzante e fruibile nelle sue varie articolazioni.

Il discorso concernente la Taranto capitale della cultura può sussistere nel momento in cui è possibile guardare al presente e al futuro con ampie capacità progettuali: dalla città vecchia agli elementi della cultura dal vivo.

Dunque. Non sono proposte soltanto (perché potrebbero essere considerate ormai datate) ma percorsi con i quali è possibile determinare delle scelte. Occorre necessariamente comprendere che l’unica àncora di salvezza è vivere la cultura come economia e, quindi, come pagina prioritaria in un rapporto tra mercato, turismo, immagine, investimenti, progettualità.

Certo, c’è una logica in tutto questo ed è quella di fortificare una città che è esclusa dai “mercati” culturali ed è esclusa dalla visibilità europea nell’ambito di un’idea di una città mediterranea che vive il suo presente e non il suo passato.

La Magna Grecia è stata. Ora si deve investire sul concetto metafisico di Magna Grecia, ma non soltanto sul piano archeologico e in termini di beni culturali.

Il concetto metafisico di Magna Grecia va messo all’asta e i partecipanti hanno un nome preciso: conoscenza, investimento, ricerca, internazionalizzazione del “prodotto”, centralità delle politiche sulle culture, economia dei costi e dei benefici.

È chiaro che gli Enti locali, dell’intero arco Jonico, devono svolgere un ruolo decisivo nell’accettare tali proposte, ma è anche necessario che tutto il territorio abbia la capacità di aprirsi, a tutto tondo, ad una politica di investimento.

Mettere all’alta il concetto metafisico di Magna Grecia è un originale modello Jonico!

Attenzione, non è più tempo per le piccole attività comunali, per la episodicità, per le sagre e le feste estive. Non è più tempo per le mostre di quartiere.

Bisogna pensare, in modo sinergico, ad un progetto alto con professionalità manageriali, riferimenti forti, eventi di raccordo tra le geografie del Mediterraneo e dell’Europa.

Non è necessario navigare se navigare non ci porta da nessuna parte ma è giusto navigare se siamo convinti che la cultura è l’unico porto che possa salvarci dal vento d’altura.





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