Tre
punti fermi per ricominciare a parlare di politica culturale in una città come
Taranto e in un territorio qual è quello Jonico.
1.
Potenziare il rapporto tra l’Università (Jonica – Mediterranea) e i processi di
sviluppo nella geografia tra Taranto e comunità del tarantino.
2.
Riconsiderare i beni culturali come potenzialità economica in un legame tra
costi e benefici, che possa riguardare l’articolazione del patrimonio oltre il
dato scientifico e la realtà giuridica della tutela (già consolidati dal
Codice).
3.
Dismettere l’idea di Taranto come capitale della cultura e realizzare un
progetto di eventi non episodici ma strettamente connaturati in una visione
europea e internazionale.
A
questi tre punti, chiaramente, si aggrappano tutte le dimensioni operative,
organizzative e valorizzanti che devono partire da un presupposto fondamentale:
la cultura come immagine, come transizione economica di un territorio, come
proiezione tra le città del Mediterraneo.
Credo
che sia un discorso, nonostante il grido della crisi delle finanze, fattibile e
che può e deve riscattare una città che vive sotto la morsa di una sconfitta
ambientale. L’Università oggi può giocare un ruolo straordinario. Dico oggi,
perché con l’elezione a Rettore di Antonio Uricchio la centralizzazione di una
politica di ricerca e di sviluppo nel campo della mediterraneità può essere
trascinante.
Uricchio
che conosce bene il legame tra mercato e cultura, tra sviluppo e risorse, può (anzi
è) essere un tassello significativo non solo per Taranto ma per l’intero
territorio, ed egli sa che ogni cultura di sviluppo è legata ad una politica di
investimento. La sua presenza come Rettore dell’Università di Bari è certamente
“spendibile” per una progettazione che interessi in modo particolare Taranto.
Sui
beni culturali occorre riprendere il cammino, già avviato alcuni anni fa, di un
rapporto tra Ministero competente e le realtà degli Enti locali, attraverso una
caratterizzazione del patrimonio culturale inteso come modello valorizzante e
fruibile nelle sue varie articolazioni.
Il
discorso concernente la Taranto capitale della cultura può sussistere nel
momento in cui è possibile guardare al presente e al futuro con ampie capacità
progettuali: dalla città vecchia agli elementi della cultura dal vivo.
Dunque.
Non sono proposte soltanto (perché potrebbero essere considerate ormai datate)
ma percorsi con i quali è possibile determinare delle scelte. Occorre
necessariamente comprendere che l’unica àncora di salvezza è vivere la cultura
come economia e, quindi, come pagina prioritaria in un rapporto tra mercato,
turismo, immagine, investimenti, progettualità.
Certo,
c’è una logica in tutto questo ed è quella di fortificare una città che è
esclusa dai “mercati” culturali ed è esclusa dalla visibilità europea
nell’ambito di un’idea di una città mediterranea che vive il suo presente e non
il suo passato.
La Magna Grecia è stata.
Ora si deve investire sul concetto metafisico di Magna Grecia, ma non soltanto
sul piano archeologico e in termini di beni culturali.
Il
concetto metafisico di Magna Grecia va messo all’asta e i partecipanti hanno un
nome preciso: conoscenza, investimento, ricerca, internazionalizzazione del
“prodotto”, centralità delle politiche sulle culture, economia dei costi e dei
benefici.
È
chiaro che gli Enti locali, dell’intero arco Jonico, devono svolgere un ruolo
decisivo nell’accettare tali proposte, ma è anche necessario che tutto il
territorio abbia la capacità di aprirsi, a tutto tondo, ad una politica di
investimento.
Mettere
all’alta il concetto metafisico di Magna Grecia è un originale modello Jonico!
Attenzione,
non è più tempo per le piccole attività comunali, per la episodicità, per le
sagre e le feste estive. Non è più tempo per le mostre di quartiere.
Bisogna
pensare, in modo sinergico, ad un progetto alto con professionalità manageriali,
riferimenti forti, eventi di raccordo tra le geografie del Mediterraneo e dell’Europa.
Non
è necessario navigare se navigare non ci porta da nessuna parte ma è giusto
navigare se siamo convinti che la cultura è l’unico porto che possa salvarci
dal vento d’altura.