Il romanzo di Pierfranco
Bruni “Passione e morte. Claretta e Ben”, dopo diverse edizioni, esce in
formato e-Book. Un libro che continua a far discutere sull’amore di Claretta
Petacci per Benito Mussolina tra la tragedia e la morte.
Il romanzo di Pierfranco Bruni
“Passione e mote. Claretta e Ben” edito da Pellegrini (Cosenza) ha anche il
suo eBook. Un romanzo che ha riscosso consensi e continua ad avere successo
ponendo al centro una forma “narrativa” il cui linguaggio ha l’articolazione di
una scrittura lirica romanzata sul filo delle memorie sommerse. Pierfranco
Bruni è scrittore che usa il linguaggio mella tradizione dell’eleganza della
prosa d’arte.
L’amore di Claretta Petacci per
Benito Mussolini è la tragica allegoria di una passione in cui recita e teatro
si frantumano e tutto sembra avere l’ironia del sogno. In questo amore il
sogno, pur in un terribile finale, ha uno strascico tra le rughe e tra le righe
che la storia, questa storia indivisibile, trascrive.
L’incontro con Claretta ha il peso
e la leggerezza delle pietre preziose. Una donna che si lascia morire per
troppo amore. Può essere il tentativo di un sogno che non passa.
Ma la storia ha le sue note, le
sue virgolette, le sue citazioni. Il sogno che si fa diario e romanzo non ha la
necessità obbligata di raccogliere le note a fine capitolo. Perché non c’è
capitolo. Tra l’amore e la morte si resta come volo appeso tra i venti
dell’attesa. Dunque. Passione e morte di un amore. Sulle piazze si giudica. La
rappresentazione è aperta al pubblico, ovvero ingresso libero.
Claretta, austera, ha lo sguardo
stanco ma senza i segni dell’oblio. Ora parla più piano e si avvicina al suo
Ben. È mai possibile processare la passione e la morte di un amore? Claretta
cammina, con il visone sulle spalle, con la luce negli occhi e il suo passo
sembra danzare. Saranno le scarpe con i tacchi alti. Una danza che ha onde di
giovinezza e di forza. Nei suoi ricci capelli il volto ha la bellezza
dell’amore. Danza sulle scarpe con i tacchi alti e riesce a tracciare il vento
di un gioco inesorabile. Verranno altri racconti. Altri racconti porteranno la
cifra di testimonianze e di ulteriori annotazioni. Altri racconteranno di
questo amore ma le parole non basteranno più. Neppure quelle che recitano
“Parla più piano…”.
Ma cosa resta? L’amore, la
passione, il rischio e la bellezza di una donna che ha saputo morire per il suo
uomo. Cosa si dirà ancora? Una donna dagli occhi di tenerezza lunare, sui
tacchi alti, stretta al suo uomo. Claretta, sempre nella sua eleganza, non ha
mai avuto il timore di morire per amore. E poi basta. Senza più parole. Il
punto è un obbligo.
Un libro intenso e dolente
“Passione e morte, Claretta e Ben” di Pierfranco Bruni, un romanzo che
ridisegna i contorni della storia d’amore tra Claretta Petacci e Benito
Mussolini in maniera inedita e straordinaria.
Un romanzo che ha aperto un vasto
dibattito nazionale all’interno della dialettica sia letteraria che storica.
Pierfranco Bruni, infatti, recupera la drammatica e “illuminante” avventura –
destino tra Claretta Petacci e Benito Mussolini e ne traccia, nella temperie
del Fascismo morente, un romanzo.
La storia c’è ma la si cattura al
di fuori del rappresentato in un romanzo che ha come centralità, certamente, il
legame tra Claretta Petacci e Benito Mussolini ma ha soprattutto come elemento
narrante la figura di un Claretta che per il troppo amore si è lasciata morire.
Il concetto di “passione” nel
romanzo di Pierfranco Bruni può essere letto in una articolazioni di metafore e
di collocazioni non solo dentro la sensualità di un rapporto ma anche nella
religiosità dell’amore. In questo caso di amore e morte.
Infatti la “passione”, che
campeggia nel titolo, ma si evince in tutte le oltre 150 pagine del testo che
fanno da controcanto alla prima edizione (una piccola plaquette di poche pagine
risalente al 1996 dal titolo “Claretta e Ben. Il mio amore è con te”) si
intreccia con la “morte”.
Passione e morte, dunque, si
legano nel destino di due personaggi che vengono recuperati come riferimenti
non soltanto letterari ma si inseriscono in una pagina che è tutta giocata
sulla griglia della letteratura.
Infatti, accanto al racconto che
Bruni raccoglie dai tasselli della storia ci sono elementi definiti, dallo
stesso scrittore, ad intreccio. Accanto a dati precise, a punti storici, a
raccordi tra la memorialistica e il sogno compaiono delle lettere immaginarie
che costituiscono il vero corpus del romanzo e qui Bruni si rivela nella sua
“destrezza” istrionica tra il poeta e il narratore. Ma è chiaro che Claretta non
è un immaginario. È la donna che ha segnato le figure femminili di uno
scrittore tanto che compare in altri suoi romanzi anche quando la dimensione
letteraria – onirica si sposta su altri mosaici esistenziali e letterari.
Commuove, anche, nelle pagine la
devozione che Claretta ebbe per Santa Rita, la Santa dei casi impossibili. E
Bruni, più volte, fa riferimento alla Claretta che si rivolge a Santa Rita. La
donna del Duce è la donna profondamente legata alla cristianità della storia
drammatica di Santa Rita e proprio quando comprende il tragico scenario
dell’epilogo, in preghiera, Claretta invoca Santa Rita.