A Cuba per parlare degli intagli tra le vie di
Grottaglie e dei balconi di garofani e basilico raccontando il barocco di
Boccaccio
di Pierfranco Bruni
Passeggiando
tra gli intagli di Grottaglie ripercorro un barocco che è spagnolo ma anche sud americano. Cristoforo Colombo è lontano dalle terre di Grottaglie ma ne porta i
segni. Ci sono odori tra le vie di questa città delle ceramiche che hanno un
percepire “speziato”.
Io
non ho mai fatto vacanze. Non conosco cosa possa significare ozio, pause, non
far niente. I miei viaggi all’estero sono stati tutti per motivi legati ai miei
studi istituzionali.
Di
recente a Tirana ho portato con me immagini di un Salento orientale e di una
Grottaglie tra le righe archeologiche e gli scavi nel barocco. Così farò nel
mio prossimo viaggio a Cuba. Ma le vacanze sono ri-creazione dell’anima?
Sono
stato altre volte a Cuba. Questa volta ho un compito specifico. Quello di
parlare di Fiammetta e Boccaccio e raccontare Boccaccio a 700 anni dalla
nascita tra le rive del Mediterraneo napoletano.
Lo
farò con la dolcezza dei luoghi che mi appartengono. E perché Grottaglie?
Perché gli intagli di Grottaglie hanno l’Oriente filtrato dall’Occidente.
Perché i colori delle ceramiche hanno la solarità sud – americana e i simboli
hanno richiami greci ma anche delle acque dell’Oceano. Le maschere nude di un
Picasso mediterraneo sono nelle danze delle donne che ti danzano l’eros nella
vita. È nel parlare cubano di Maria Zambrano, la filosofa spagnola che ha
unito con la metafisica dell’anima e dell’alchimia continenti di civiltà.
Ci
sono ricordi. I suoni, la musica. L’atmosfera, il vento tra le palme, le donne,
i vestiti, gli sguardi dei ragazzi, il mare, le palme nate nella sabbia. Cuba.
Una città che ha il fascino della giovinezza e del sogno. Ritornerò a Cuba per
un incontro sulla letteratura.
Coltivo
una rosa bianca… sempre bisogna
coltivare una rosa per l’amore che verrà, per l’amore vissuto, per l’amore che
è stato, per l’amore che è una vacanza. Recitava Alfonso Gatto che l’amore può
essere una vacanza dell’anima. Ma dobbiamo capirci cosa possa intendersi per
vacanza. L’assenza di tutto e il vivere nel tutto che è distanza anche da ciò
che si è. Ebbene, sì.
Cuba.
Guantanamera è la voce dell’uomo sincero che vive con la sua anima il
tempo che attraversa la storia. Tutto è musica e tutto può essere ragione ma ci
sono le palme che non sono ombre ma filtrano l’ombra e la trasferiscono nella
luce della danza delle notti.
L’emozione
è un palpito di percezioni che ho ascolto e vissuto (rivissuto) nelle notti di
una città del suono che ti recita la vita. È un attraversamento di avventure
che formano storie ma le storie sono dettate da atmosfere e da vissuti a
cominciare dal viaggio in aereo.
Il
mare. Il chiarore della sabbia. Si scopre Cuba. O meglio si rivive Cuba con
tutto un immaginario ma anche con una visione che è fatta di sogni, di
ricostruzioni fotografiche, di misteri. La Cuba dei personaggi incatenati che
non ti lasciano neppure quando si è già via. Tutto ti resta dentro. È un
mistero che si intreccia ai luoghi di una magia che hanno una dimensione
d’anima.
Eppure
Cuba ha la sua pesante storia ma va oltre. Va oltre il comunismo, va oltre le
ideologie, va oltre la presenza della storia nonostante la storia ci sia a
dettare regole, forme, comportamenti, modi di pensare. Ma Cuba se pur con
impegni di incontri, di conferenze, vale una vacanza con le donne, le bellezze
nell’eleganza, che di danzano sul palmo della mano.
Si
viaggia non solo geograficamente ma anche nel tempo e nella storia. La Cuba
degli anni Cinquanta, fine Cinquanta, la tragica missione della Baia, la visita
di Giovanni Paolo II. Ma i Caraibi sono il corallo rosso, nero, ombrato,
l’ambra e le danzatrici sui bicchieri con le merengue e le salse.
Si
intaglia il tutto in una fotografia che non è più una cartolina ma vita. Per
questo, forse, Cuba ha il suo sapore tra la bellezza, la vita e il morire della
(o per) nostalgia.
E
poi gli echi andalusi di una Spagna Mediterranea e barocca. . Sì perché la
lingua, quella lingua latino – america, lingua spagnola, è un fondere il cuore,
l’anima e lo sguardo. Ascoltare e osservare.
Sono
contento di ritornare a Cuba, con la mia traduttrice e con quei suoi occhi
profondi che mi hanno recitato giorni di fuoco. Una donna straordinaria e di
una bellezza danzante. Ho antichi ricordi d’isola che mi riconducono a quei
luoghi e spesso concedo le mie serate rivedendo The Lost City di Andy
Garcia nel quale l’isola ha la sua misteriosa e ammaliante avventura (anche se
si tratta di un film girato a Santo Domingo).
Rivedo
spesso molti spezzoni di quel film straordinario, la cui bellezza è una
penetrazione d’anima. Come questo narrare di immagini e di scatti di memoria
che sono un trascinamento di passioni che non mi hanno lasciato e che non
lasceranno il mio viaggiare. Perché ha un suo sapore, un suo camminamento, una
sua attraversata tra la storia – storia e il tempo indefinito. Anche perché il
ricordare ci appartiene perché appartiene alla nostra contemporaneità, alla
nostra modernità e al nostro costante bisogno di bellezza.
Bellezza
che si intreccia nel raccontare degli incontri, nel dialogare dei personaggi,
nelle finestre dei colori che abbagliano e nelle meditazioni che si trasformano
in segni contemplanti. Le finestre dei vicoli di Cuba. Sono cartoline che
giocano con i fiori sui davanzali di Grottaglie.
Lo
sguardo. Ma negli occhi risplende il viaggio. E poi il tempo. Cosa significa a
Cuba misurare il tempo e mettere le cose a posto? Ma questo mio ritornare Cuba
è anche un invito a leggere Cuba libera, come ci dice, nel suo film , Andy
Garcia.
E
poi c’è sempre la bellezza delle rose bianche. Coltivo una rosa bianca…
Un ritornare che non fa dimenticare un battito infinito. Un ricordare che ci
accompagnerà certamente in altri viaggi anche in altri luoghi.
In
questo mio viaggiare c’è una geografia di attrazioni tra le foglie di palma
piantate sulla sabbia del mare e gli amori persi e ritrovati. Gli amori si
vivono e si perdono con le età che raccontano anni. Ma l’eleganza devi avercela
nell’anima.
Non
so perché i balconi fioriti di Cuba di Jorge Amado mi “rileggono” i garofani e
il verde delle foglie di basilico dei balconi del centro storico di Grottaglie?