Nella crisi del nostro esistere gli uomini è come se
vivessero in un negozio di scarpe
Così mi ha suggerito mia figlia
di Pierfranco Bruni
Non
so se la politica dovrebbe essere la “scienza dell’uomo” o se noi dovremmo
poterla considerare tale. Machiavelli e Guicciardini non si sono giocati la
loro partita sul tavola dell’etica o della morale. Piuttosto del comportamento
dell’uomo che ha una sua “ratio” ma anche uno suo squilibrio.
Non
so se considerarci “profeti disarmati” (Savonarola è una testimonianza ma non
un testamento) o chiedere alla “ragione” di diventare critica o per lo meno
kantiana ma di una cosa sono convinti in questo nostro tempo triste che ha lo
sguardo inquieto. Il post – illuminismo ha forzato il giacobinismo partendo da
un’idea prettamente rinascimentale che è quella di realizzare l’uomo nuovo.
Ma
l’uomo nuovo non esiste, non può esistere. Esiste l’uomo con le sue passioni, i
suoi dubbi, le sue ipocrisie. Ed è questo uomo delle contraddizioni che crea le
epoche fragili e deboli o le epoche dominanti nella loro fortezza, che resta
una virtù fondamentale. Come sono certo che la modernità è nel sempre di ogni
tempo.
La
crisi della politica non è la caduta delle idee. Piuttosto è la debolezza degli
uomini, delle loro coscienze, delle loro ingratitudini, delle loro incoerenze.
Mali che rendono il viaggio senza consolazioni ma restituiscono al pessimismo
l’amarezza.
Gli
uomini sono tutti dei giocatori. È inutile rileggersi Dostoewskij. Il
giocatore, non il gioco della menzogna del fanciullino pascoliano, deve conosce
i limiti, le puntate, la prudenza, il coraggio, il rischio, la scelta. Gli
uomini di questo nostro tempo sono cattivi giocolieri perché pensano che la
fortuna senza la virtù (ritorniamo a Machiavelli) può avere un ruolo determinante.
Non è così.
Proprio
ieri mia figlia mi diceva. Vedi, che ancora alla tua età (ovvero alla mia età)
non hai ben compreso l’essere umano. Ci sono persone che abitano addirittura
negozi di scarpe. Difficile, a dire il vero, questa metafora. Cosa voleva dire?
Semplice. Gli uomini non calzano soltanto un paio di scarpe. Ci sono piedi che
ne calzano quattro. E una sola scarpa, a volte, può contenere quattro piedi.
Il
Nodo di Gordio, dunque è sciolto. La politica è in questo gioco che può
sembrare effimero ma non lo è.
Il
vero giocatore, riprendo la parola e rivolgendomi a mia figlia, è quello che trovandosi
in un Casinò (ho detto casinò e non casino) punta un tavolo verde e si ferma
per una intera nottata tra sconfitte e vittorie e resta impeccabile (come il
guerriero di Castaneda) sino a sorridere per la sua coerenza nell’essere
rimasto fiero e nobile seduto al suo posto.
Il
vero scommettitore è quello che entrando in Ippodromo sa già sino alla fine di
tutte corse su quale cavallo spendere il suo numero. O vince o perde. Ma deve
restare fedele e affidabile.
Gli
uomini non sono né fedeli e tanto meno affidabili. Per il mondo cattolico basta
una Damasco per correggere il percorso. Per un guerriero il problema non si
pone.
Per
un Sufi ci sono le stelle danzanti nel giro derviscico. In questo nostro tempo
di agostiniana testimonianza chiediamo ancora coerenza alla politica?
È
proprio vero che “gli uomini non operano mai nulla bene se non per necessità”
(Machiavelli).
Ma
c’è una certezza che invade le mie conoscenze. Meglio essere folli che
imbrigliarsi nella ipocrisia dei savi.