Quando Andreotti volle presentare Francesco Grisi al
Premio Strega del 1986 e rafforzò il Sindacato Libero Scrittori
di Pierfranco Bruni
Era il 1986
quando Giulio Andreotti, dopo aver letto e discusso con Francesco Grisi e
alcuni suoi amici e tra questi intavolò un ragionamento letterario con chi
scrive chiedendomi addirittura quanto di “vero” poteva esserci nei primi
capitoli del romanzo (proprio lui mi fece una domanda sulla “verità” tra storia
e personaggi in Grisi), volle, con la sua consueta ironia, presentare il
romanzo “A futura memoria” al Premio Strega di quell’anno.
Volle
presentarlo nella rosa dei romanzi che dovevano formare la prima decina e
successivamente la cinquina. Mi disse che conosceva le pagine di Grisi già dal
1985 e lo aveva incuriosito la presenza di due personaggi: il cardinale, guarda
un po’, e la rivoluzionaria Eleonor e poi la madre di Mara che un bel giorno
scompare per chiudersi in un convento di clausura.
Andreotti era
molto amico di Francesco Grisi. Fece una brillante relazione su “A futura
memoria” scavando nelle radici letterarie del cattolico Grisi in un confronto, a
tutto tondo, con la letteratura dell’ambiguità cristiana sottolineato da Diego
Fabbri. Andreotti portò bene a Grisi. Tanto che non solo venne inserito nei
primi venti e poi dieci romanzi ma addirittura arrivò alla cinquina.
Andreotti era
convinto, da attento lettore, che Grisi, quell’anno, avrebbe vinto il Premio
Strega. Si era su questa strada. Grisi era ormai il candidato più accreditato
soprattutto perché il romanzo aveva una sua particolare originalità e questo
Andreotti lo ebbe a sottolineare immediatamente.
Ma quell’anno,
proprio nelle fasi ultime della selezione, morì Maria Bellonci e a lei venne
conferito il premio “a futura memoria” per il romanzo “Rinascimento privato”.
La Bellonci era scomparsa nel maggio del 1986. Venne conferito il Premio alla
Bellonci giustamente per la sua storia e come ideatrice, tra gli altri, dello
stesso Premio. Ma il vero vincitore rimase Francesco Grisi, al secondo posto,
con “A futura memoria”, appunto.
Un episodio che
Giulio Andreotti raccontò anche quando svolgemmo il Convegno Nazionale su
Francesco Grisi svoltosi a Roma, a Palazzo Sora, il 26 e 27 febbraio del 2009.
In questa
occasione Andreotti raccontò, attraverso aneddoti, la storia letteraria di
Grisi partendo dai primi libri di critica, del suo legame con Debenedetti sino
alla costituzione del Sindacato Libero Scrittori Italiani, voluta anche da
Giulio Andreotti. Tra il 1969 e il 1970 ci fu una frequentazione tra Grisi e
Andreotti in funzione del dibattito tra cultura cattolica e cultura marxista.
Andreotti incoraggiò
fortemente sia la scissione del Sindacato Nazionale Scrittori sia, soprattutto,
la nascita del nuovo Sindacato Cattolico incarnato da Grisi, De Feo, Fabbri,
Del Bo (che è stato ministro democristiano).
Infatti la prima
seduta del nuovo Sindacato fu inaugurata con la relazione di Giuseppe Spataro,
cattolico e democristiano, che ricopriva la carica di Vice presidente del
Senato. Con il Sindacato Libero Scrittori, Andreotti ebbe sempre ottimi
rapporti. Inaugurò numerosi convegni e con Grisi fece parte di molti premi
letterari.
Ma al di là
della vicenda legata alla nascita del Sindacato, Andreotti ebbe un ruolo
importante nella vita di Grisi e la ebbe anche nel terzo romanzo, che forma la
trilogia con “Maria e il vecchio”, “La poltrona nel Tevere” che risale al 1993,
nel quale si racconta del rapimento di Moro e si metaforizza la presenza del
“presidente”.
Io che ho
vissuto il percorso grisiano dal 1977, data dell’incontro tra me e Grisi, in
poi ho sempre considerato centrale il rapporto tra Andreotti e Francesco. Una
delle testimonianze pregne di significato resta la corrispondenza, che in parte
ho riportato nel mio testo “Spirito e Verità. Lettere inedite”. Grisi in
Andreotti “leggeva” un riferimento come maestro di grande ironia.
D’altronde tutta
la scrittura di Grisi si basa su un processo letterario e marcatamente ironico.
Ricordarlo oggi significa anche marcare l’importanza che Andreotti dava alla
letteratura. Aveva scommesso su “A Futura memoria”. E non si era sbagliato.