Il Mediterraneo è un filo di
orizzonte di lingue perdute e di etnie che scavano nella memoria dei luoghi. Se
non ci fossero stati i processi etnici (tra scontri e confronti: al di là del
bene e del male, nonostante alcune pesanti divergenze e conflitti) il
Mediterraneo parlerebbe una lingua senza alcuna valenza sistematicamente
antropologica e non avrebbe la sua importante articolazione culturale. Come
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per le
Biblioteche, gli Istituti Culturali, i Beni Librari e il Diritto d'Autore,
stiamo lavorando con un Progetto, da alcuni anni, su questi elementi che
troveranno un'analisi comparata in uno studio appropriato sull'argomento.
È certo, comunque, che il
Mediterraneo resta storia di popoli, di civiltà, di convergenze e di divergenze
ma, sostanzialmente, ancora oggi, trova la sua originalità e la sua spiccata
visione ereditaria ed identiraia dentro quelle realtà che sono geografiche in
senso lato, territoriali e radicanti dal punto di vista culturale.
La presenza etnica ha avuto
ed ha una sua spiccata caratterizzazione umana e culturale. Ma è proprio questa
etnicità che ha dato voce ai Mediterranei. Pensare ad un solo Mediterraneo è
impossibile e lo è anche attraverso una analisi storica comparata tra le lingue
che sono espressioni letterarie, le testimonianze, le tradizioni, i modelli
simbolici. Ed è necessario sempre più sostenere la valenza forte di un
Mediterraneo che non abbraccia soltanto una precisa area geografica,
nell’incontro tra Popoli e Nazioni, ma occorre necessariamente parlare di una
estensione di realtà frontalieri.
L’Adriatico ha una sua
connotazione con i Paesi Balcani ma questi sono parte integrante di una estesa
cultura tra mondo Ionio, tessuto territoriale del Tirreno ed eredità greche. La
Grecia e la Magna Grecia sono dentro chiaramente il Mediterraneo ma sono anche
espressioni di un antica presenza il lirica. La storia della cultura albanese
in una considerazione archeologica e linguistica ha connotazioni il liriche.
C’è una Albania racchiusa nella sua tipica storia del rapporto tra Occidente ed
Oriente e c’è stata un’Albania ben divisa tra modelli islamici e presenze forti
cristiane.
L’Albania con il suo mondo
Arbereshe costituiscono una interazione tra tradizione e incontro etnico vero e
proprio. Ma tutto il Mediterraneo, dal Nord Africa alle sponde Occidentali ed
Orientali, custodisce identità che scavano nelle radici andaluse per un
versante e confinanti con le storie di modello occidentale oceanico e matrici
risalenti, appunto, a quelle presenze il liriche che toccano le geografie che
vanno oltre Scutari sino all’attuale Macedonia.
Il Mediterraneo, dunque, è
un approdo ma anche una accoglienza. Diventa inclusivo nel momento in cui,
nonostante le diversità, la storia antica fa i conti con l’archeologia e la
storia moderna diventa dimensione accogliente delle etnie e delle lingue. Non
sempre, comunque, una lingua interagisce con l’etnia di appartenenza. Ma
nell’etnie o nei processi etnici di una comunità la lingua è un riferimento
ancestrale.
Quanti
Mediterranei si possono contare. È naturale che la geografia mediterranea non è
più quella indicata dalla mappatura ufficiale perché le interazioni sono voci e
destini di comunità ma è anche vero che insiste un Mediterraneo unico che
ingloba il portato storico e moderno dell’Oriente e dell’Occidente.
Sul piano
antropologico, in Italia, il Regno di Napoli è una testimonianza ancora da
considerare come punto di riferimento, perché in esso sono convissuti culture
arabe antiche e accentuazioni islamiche moderne, linguaggi popolari dialettali
(si pensi per restare nel campo letterario all’importanza che hanno gli scritti
di Giovanni Boccaccio e alle figure, ovvero ai personaggi, che esso ha tratteggiato
a cominciare proprio da Fiammetta che rappresenta l’unicum di un intreccio tra
costumi, tradizioni e lingua di un popolare mediterraneo ma si pensi anche alla
volontà di Pascoli nel discutere su un Mediterraneo inclusivo con il suo
discorso di Barga nel 1911) e forme etniche intrecciati a realtà religiosi
abbastanza consistenti, le cui tradizioni sono un immaginario che riporta echi
e desinenze multietniche.
La chiave di
lettura delle etnie nel Mediterraneo contemporaneo è da catturare sui due poli
centrali: quello linguistico e quello antropologico. Entrambi i poli però
trovano la loro complessità nella interpretazione di una letteratura che è
trasmissione di esperienze e testimonianze.
È naturale
che la letteratura mediterranea non può prescindere da radicamenti ben definiti
ma è anche vero che il rapporto lingua ed etnie rappresenta il nucleo centrale
di un incontro a più voci sia sul piano prettamente geografico sia su quello di
una metafisica della consapevolezza dei popoli nell’essere modelli di valori.
In fondo il
Mediterraneo è l’incontro di etnie e di lingue. Partendo da questa premessa non
si può che insistere su culture diverse di un Mediterraneo inclusivo. Le
presenze minoritarie in Italia sono una realtà nelle diversità etniche tra un
Occidente europeo e un Oriente Balcanico – mediterraneo.
Ma è proprio
quest’ultimo, grazie ai territori, compresi quelli grecanici, croati, sloveni,
catalani, che custodiscono radici e modelli culturali sia linguistici, sia
religiosi, sia artistici, sia storico antropologico, che si propone come un
incontro inclusivo in una geografia di un Mediterraneo che include e si apre a
nuove e ben contestualizzate realtà sia storiche che moderne.