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"Versi della Crocifissione" di Nazhim Kalim Dakota Abshu
venerdì 29 marzo 2013

commento di Pierfranco Bruni


Pierfranco Bruni dopo una sua conferenza su Nazhim Kalim Dakota Abshu a Santo Domingo


“Versi della Crocifissione” di Nazhim Kalim Dakota Abshu.

Un raccontare inedito tra Giuda, Pilato, Barabba, Pietro e Gesù e Maria di Magdala

Maria di Magdala: “A te solo ho consegnato il mio amore”

 

di Pierfranco Bruni

 

 

La Croce prepara la Resurrezione. Nel segno di un camminare tra i luoghi e nomi della fede. Forse è proprio nei momenti in cui ho bisogno di superare la foresta del dubbio e il riparo dalle tempeste è semplicemente una tenda che, cercando tra le mie carte sparse, nei cartigli dimenticati, direbbe D’Annunzio, che trovo o ritrovo o mi vengono incontro i versi inediti di un poeta che oramai è parte integrante non solo dei miei studi mediterranei ma della mia stessa esistenza.

Questo poeta mi accompagna e mi segue. Sono io, il più delle volte, a non seguirlo, a non approfondirlo, a depositarlo nelle mie tante cartelle sparse tra le stanze dei miei libri e dei miei studi. Nazhim Kalim Dakota Abshu (Tunisi 1900 Nizza 1955). Un poeta pellegrino e viandante tra le città e i luoghi di una profonda religiosità. Il poeta della conversione. O meglio il poeta del Mediterraneo degli incontri religiosi e culturali.

Ho pubblicato tanto, comunque, su questo poeta tunisino, di cultura e religione musulmana e convertitosi al cristianesimo, ma non abbastanza per renderlo comprensibile e proiettarlo in questo nostro tempo di incertezze e di bisogni di certezze. 1900. 1955. un poeta che nell’età piuttosto matura mi ha “formato”, i cui versi li ho incontrati per un semplice segno del destino o del divino.

Su questo poeta ho “confezionato” conferenze lungo le sponde del Mediterraneo e tra le città dell’Occidente. Un poeta sempre sospeso tra l’Oriente e l’Occidente. Uno dei suoi temi dominanti è stato l’incontro con Cristo e soprattutto con la Croce.

Lasciando Tunisi e il suo mondo musulmano ha incontrato il Cristo della Croce ma soprattutto il Cristo prima della Croce con il suo vocabolario di personaggi, di figure, di luoghi che costiutuiscono una rappresentazione di una geografia reale ma anche di una geografia profondamente radicata alla fede. Queste poesie compongono un paesaggio, letterariamente lirico, ma spiritualmente dentro un messaggio che è quello del perdono del Cristo in Croce.

I versi, tra i frammenti in mio possesso, hanno un loro titolo ben definito: “Versi per la crocifissione”. Il Giuda del tradimento diventa il Giuda perdonato. Il Pilato del lavaggio delle mani è il Pilato che continua a far scorrere acqua tra le dita, il Barabba osannato dalla folla è il Barabba che comprende come si è giunti alla sua salvezza, il Pietro del canto del gallo si porta nei suoi viaggi il costante rimorso di aver rinnegato e il Cristo di Abshu resta il pellegrino della salvezza.

È un poeta, Abushu, che si presenta con le sue metafore. Lo stesso suo nome è un legame di nomi che hanno richiami metaforici. Questi versi si legano, potrebbero essere considerati una appendice della plaquette pubblicata, dal Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”, da me curata, alcuni anni fa intitolata “ La Croce ”. Ma hanno delle aggiunte metafisiche in più. Degli scavi profondamente spirituali perché Abshu tocca i “protagonisti” dell’avventura cristiana e li fa parlare in prima persona.

È come se il poeta raccogliesse la loro testimonianza attraverso il loro linguaggio ma anche attraverso la loro versione e visione che va da Giuda, appunto, a Pietro e il Gesù che parla in prima persona ha un suo fascino straordinario perché l’incastro è tra la parola e lo sguardo. Il volto di Gesù nello sguardo della parola ha un misterioso cammino. Il mistero si lega alla speranza e questa alla salvezza.

Nazhim Kalim Dakota Abshu resta il poeta del mio camminare tra le vie dei pellegrinaggi in un incontro in cui l’amore ha sempre un senso. Resta fondamentalmente il poeta della rivelante essenza tra lo sradicamento dell’Occidente e la profondità spirituale di un Oriente dentro il quale riconosco l’incontro tra Gerusalemme, la Mecca e il Tibet.

Ma in Abhsu questo viaggiare alla ricerca di Cristo ha come punto di riferimento la fede e l’amore. La Crocifissione , dunque. Ma ci sono altri versi inediti che recitano il tempo della Resurrezione nel vissuto della Passione. Versi che hanno la profondità della vita e il suono della vita dentro il cammino della Rivelazione. Il testo di Maria di Magdala ha una sua arcana metafisica che intreccia il pensiero alla ricerca delle verità.

 

 

 

***********

 

Inediti

“Versi della Crocifissione” di Nazhim Kalim Dakota Abshu


Giuda

Sono ancora a misurare

la corda che ha sospeso la mia esistenza,

nel pianto del mio bacio,

a te

mio Gesù,

che hai ridato l’amore

a Maria di Magdala

e la vita, tra le vie della terra,

a Lazzaro.

Il mio sangue

si è confuso con il tuo sangue

ma i sacerdoti del tempio

hanno rivenduto il campo dell’impiccagione;

sempre per trenta denari.

Ti ho chiesto perdono

e mi hai offerto la tua misericordia

con il tuo sguardo.

Io ti ho tradito con un bacio;

tu mi hai perdonato con uno sguardo.

Pilato

Avrei potuto non chiedere l’acqua

e lasciarla scivolare tra le dita,

ma sfidare, per il tuo sguardo,

la piazza,

difendendo i rivoli di sangue

sul viso rigato

dai tradimenti.

C’è stata una voce

che mi ha condotto

a quell’atto istrionico;

e con un solo gesto

ti ho allontanato,

mio Cristo.

 

Barabba

Se tu non ci fossi stato

avrei scontato la mia condanna,

come Zolota,

nella morte dei senza tempo,

nella Giudea dei Romani;

sei giunto

per la mia salvezza;

salvandomi

hai mutato la barbarie in luce

dentro di me

e nel mio popolo;

ma la folla,

gridando il mio nome,

ha condannato

il figlio di Dio,

e la storia

ha scavato

fossi nei deserti,

ma l’acqua

era rimasta

imprigionata

tra le mani di Pilato.

 

Pietro

Tre volte il canto del gallo

e tre volte,

Gesù mio,

ho rinnegato,

come tu

mi aveva preannunciato.

Non sono degno

della pietra

sulla quale dovrò costruire la tua parola;

ma dovrò riscattare la mia colpa

e il mio rimorso

con il cammino

che condurrà i miei passi

nella città delle catacombe;

nel tuo nome

la mia parola

ha la pietà del perdono,

che non merito;

ma ti onorerò

nell’agorà della speranza

con i segni

della tua croce.

 

Gesù

In Verità,

e sempre in Verità,

dal deserto,

come custode,

ho bussato

alle porte della Grazia

per giungere,

nel dono di Dio,

al giorno del sonno di Getsemani;

con le spine sul mio capo

ho toccato la terra del Calvario;

e i chiodi sulla Croce

non hanno stillato

il dolore

nell’urlo del Cielo.

Tutto si è compiuto,

ma non è stato il tradimento di Giuda

a consegnarmi

alla Croce;

senza la Croce ,

io non sarei con voi,

con il mio sguardo,

a recitare

il pellegrinaggio della Salvezza.

 

Maria di Magdala

Hai chiesto di scagliare la prima pietra,

ma tutti hanno piegato il capo,

e con lo sguardo da alchimista sacro,

hai fissato il mio volto

lacerato dal pianto

e rigato di sangue.

Mi hai chiamato “donna”,

ed io ho seguito il tuo cammino

sino ad accompagnarti

nelle ore del Calvario

e lungo la via della crocifissione.

Con Maria, tua madre,

ho urlato il tuo nome

e nel tuo nome

la pietà

che tu ci hai consegnato.

Tutto era già scritto?

Ho sofferto e pregato,

e sulla Croce,

tu con la corona di spine sulla fronde,

ho cercato di parlati

con la misericordia

del tuo amore immenso

nel mio amore infinito per te.

Ho più volte

allungato e stretto le braccia,

come se stringessi il tuo cuore

e i tuoi occhi

nel mio cuore

nei miei occhi

e i tuoi occhi,

nelle tenebre dell’alba e della notte

non hanno mai perso la luce.

Ti ho ritrovato

lungo la via della Resurrezione

e mi hai parlato

con la dolcezza della pace

ed ho ancora gridato il tuo nome:

Cristo Gesù Signore è risorto.

Io Maria di Magdala,

ti sono stata devota

e a te solo

ho consegnato

il mio amore.

 





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