“Versi
della Crocifissione” di Nazhim Kalim Dakota Abshu.
Un raccontare inedito tra Giuda, Pilato,
Barabba, Pietro e Gesù e Maria di Magdala
Maria di Magdala: “A te solo ho consegnato il mio amore”
di Pierfranco Bruni
La Croce prepara
la Resurrezione. Nel segno di un camminare tra i luoghi e nomi della fede.
Forse è proprio nei momenti in cui ho bisogno di superare la foresta del dubbio
e il riparo dalle tempeste è semplicemente una tenda che, cercando tra le mie
carte sparse, nei cartigli dimenticati, direbbe D’Annunzio, che trovo o ritrovo
o mi vengono incontro i versi inediti di un poeta che oramai è parte integrante
non solo dei miei studi mediterranei ma della mia stessa esistenza.
Questo poeta
mi accompagna e mi segue. Sono io, il più delle volte, a non seguirlo, a non
approfondirlo, a depositarlo nelle mie tante cartelle sparse tra le stanze dei
miei libri e dei miei studi. Nazhim Kalim Dakota
Abshu (Tunisi 1900 Nizza 1955). Un poeta pellegrino e viandante tra le città e
i luoghi di una profonda religiosità. Il poeta della conversione. O meglio il
poeta del Mediterraneo degli incontri religiosi e culturali.
Ho
pubblicato tanto, comunque, su questo poeta tunisino, di cultura e religione
musulmana e convertitosi al cristianesimo, ma non abbastanza per renderlo
comprensibile e proiettarlo in questo nostro tempo di incertezze e di bisogni
di certezze. 1900. 1955. un poeta che nell’età piuttosto matura mi ha
“formato”, i cui versi li ho incontrati per un semplice segno del destino o del
divino.
Su
questo poeta ho “confezionato” conferenze lungo le sponde del Mediterraneo e
tra le città dell’Occidente. Un poeta sempre sospeso tra l’Oriente e
l’Occidente. Uno dei suoi temi dominanti è stato l’incontro con Cristo e
soprattutto con la Croce.
Lasciando
Tunisi e il suo mondo musulmano ha incontrato il Cristo della Croce ma
soprattutto il Cristo prima della Croce con il suo vocabolario di personaggi,
di figure, di luoghi che costiutuiscono una rappresentazione di una geografia
reale ma anche di una geografia profondamente radicata alla fede. Queste poesie
compongono un paesaggio, letterariamente lirico, ma spiritualmente dentro un
messaggio che è quello del perdono del Cristo in Croce.
I
versi, tra i frammenti in mio possesso, hanno un loro titolo ben definito:
“Versi per la crocifissione”. Il Giuda del tradimento diventa il Giuda
perdonato. Il Pilato del lavaggio delle mani è il Pilato che continua a far
scorrere acqua tra le dita, il Barabba osannato dalla folla è il Barabba che
comprende come si è giunti alla sua salvezza, il Pietro del canto del gallo si
porta nei suoi viaggi il costante rimorso di aver rinnegato e il Cristo di
Abshu resta il pellegrino della salvezza.
È
un poeta, Abushu, che si presenta con le sue metafore. Lo stesso suo nome è un
legame di nomi che hanno richiami metaforici. Questi versi si legano,
potrebbero essere considerati una appendice della plaquette pubblicata, dal
Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”, da me curata, alcuni anni fa
intitolata “ La Croce ”. Ma hanno delle aggiunte metafisiche in più. Degli
scavi profondamente spirituali perché Abshu tocca i “protagonisti”
dell’avventura cristiana e li fa parlare in prima persona.
È
come se il poeta raccogliesse la loro testimonianza attraverso il loro linguaggio
ma anche attraverso la loro versione e visione che va da Giuda, appunto, a
Pietro e il Gesù che parla in prima persona ha un suo fascino straordinario
perché l’incastro è tra la parola e lo sguardo. Il volto di Gesù nello sguardo
della parola ha un misterioso cammino. Il mistero si lega alla speranza e
questa alla salvezza.
Nazhim
Kalim Dakota Abshu resta il poeta del mio camminare tra le vie dei
pellegrinaggi in un incontro in cui l’amore ha sempre un senso. Resta
fondamentalmente il poeta della rivelante essenza tra lo sradicamento
dell’Occidente e la profondità spirituale di un Oriente dentro il quale
riconosco l’incontro tra Gerusalemme, la Mecca e il Tibet.
Ma
in Abhsu questo viaggiare alla ricerca di Cristo ha come punto di riferimento
la fede e l’amore. La Crocifissione , dunque. Ma ci sono altri versi inediti
che recitano il tempo della Resurrezione nel vissuto della Passione. Versi che
hanno la profondità della vita e il suono della vita dentro il cammino della
Rivelazione. Il testo di Maria di Magdala ha una sua arcana metafisica che
intreccia il pensiero alla ricerca delle verità.
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Inediti
“Versi
della Crocifissione” di Nazhim Kalim Dakota Abshu
Giuda
Sono
ancora a misurare
la
corda che ha sospeso la mia esistenza,
nel
pianto del mio bacio,
a te
mio
Gesù,
che hai
ridato l’amore
a Maria
di Magdala
e la
vita, tra le vie della terra,
a
Lazzaro.
Il mio
sangue
si è
confuso con il tuo sangue
ma i
sacerdoti del tempio
hanno
rivenduto il campo dell’impiccagione;
sempre
per trenta denari.
Ti ho
chiesto perdono
e mi
hai offerto la tua misericordia
con il
tuo sguardo.
Io ti
ho tradito con un bacio;
tu mi
hai perdonato con uno sguardo.
Pilato
Avrei
potuto non chiedere l’acqua
e
lasciarla scivolare tra le dita,
ma
sfidare, per il tuo sguardo,
la
piazza,
difendendo
i rivoli di sangue
sul
viso rigato
dai
tradimenti.
C’è
stata una voce
che mi
ha condotto
a quell’atto
istrionico;
e con
un solo gesto
ti ho
allontanato,
mio
Cristo.
Barabba
Se tu
non ci fossi stato
avrei
scontato la mia condanna,
come
Zolota,
nella
morte dei senza tempo,
nella
Giudea dei Romani;
sei
giunto
per la
mia salvezza;
salvandomi
hai
mutato la barbarie in luce
dentro
di me
e nel
mio popolo;
ma la
folla,
gridando
il mio nome,
ha
condannato
il
figlio di Dio,
e la
storia
ha
scavato
fossi
nei deserti,
ma
l’acqua
era
rimasta
imprigionata
tra le
mani di Pilato.
Pietro
Tre
volte il canto del gallo
e tre
volte,
Gesù
mio,
ho
rinnegato,
come tu
mi
aveva preannunciato.
Non
sono degno
della
pietra
sulla
quale dovrò costruire la tua parola;
ma
dovrò riscattare la mia colpa
e il
mio rimorso
con il
cammino
che
condurrà i miei passi
nella
città delle catacombe;
nel tuo
nome
la mia
parola
ha la
pietà del perdono,
che non
merito;
ma ti
onorerò
nell’agorà
della speranza
con i
segni
della
tua croce.
Gesù
In
Verità,
e
sempre in Verità,
dal
deserto,
come
custode,
ho
bussato
alle
porte della Grazia
per
giungere,
nel
dono di Dio,
al
giorno del sonno di Getsemani;
con le
spine sul mio capo
ho
toccato la terra del Calvario;
e i
chiodi sulla Croce
non
hanno stillato
il
dolore
nell’urlo
del Cielo.
Tutto
si è compiuto,
ma non
è stato il tradimento di Giuda
a
consegnarmi
alla
Croce;
senza
la Croce ,
io non
sarei con voi,
con il
mio sguardo,
a
recitare
il
pellegrinaggio della Salvezza.
Maria di Magdala
Hai
chiesto di scagliare la prima pietra,
ma
tutti hanno piegato il capo,
e con
lo sguardo da alchimista sacro,
hai
fissato il mio volto
lacerato
dal pianto
e
rigato di sangue.
Mi hai
chiamato “donna”,
ed io
ho seguito il tuo cammino
sino ad
accompagnarti
nelle
ore del Calvario
e lungo
la via della crocifissione.
Con
Maria, tua madre,
ho
urlato il tuo nome
e nel
tuo nome
la
pietà
che tu
ci hai consegnato.
Tutto
era già scritto?
Ho
sofferto e pregato,
e sulla
Croce,
tu con
la corona di spine sulla fronde,
ho
cercato di parlati
con la misericordia
del tuo amore immenso
nel mio amore infinito per te.
Ho più volte
allungato e stretto le braccia,
come se
stringessi il tuo cuore
e i tuoi occhi
nel mio
cuore
nei miei occhi
e i tuoi occhi,
nelle tenebre dell’alba e della notte
non
hanno mai perso la luce.
Ti ho ritrovato
lungo la via della Resurrezione
e mi hai parlato
con la dolcezza della pace
ed ho ancora gridato il tuo nome:
Cristo Gesù Signore è risorto.
Io Maria di Magdala,
ti sono stata devota
e a te solo
ho consegnato
il mio amore.