Il Comunismo nella storia d’Italia in un
convegno a Martina Franca (Ta) che ha affrontato le fasi cruciali del Novecento
Pierfranco Bruni: “Il Comunismo è un
male storico del Novecento e il mondo cattolico non è stato capace di arginare
il fenomeno. Occorre un revisionismo storico partendo dai libri di testo usati
nelle scuole italiane e il coraggio degli intellettuali nel verificare le
verità e le menzogne della storia”.
“Non
si può parlare di comunismo se non si inserisce in una questione certamente
storica ma anche profondamente revisionista a partire dai libri scolastici, dal
rapporto tra marxismo e cattolicesimo, tra ragione e fede, dal rapporto tra
Concilio Vaticano II e posizione dell’umanesimo antropologico di Benedetto XVI,
tra cattocomunismo e la visione filosofica di Augusto De Noce. Parto da un
presupposto, ha detto Pierfranco Bruni, che è quello del Comunismo
internazionale come vero male assoluto e proprio per questo occorre cercare le
verità nascoste o mascherate e cominciare a leggere gli autori e non le
antologie o libri prettamente schierati. Occorre più coraggio da parte degli
intellettuali nell’analizzare le verità e le menzogne della storia”.
Parole
dure con le quali Pierfranco Bruni ha impostato la sua relazione al recente
convegno svoltosi con successo a Martina Franca, Palazzo Ducale, sul tema:
“Comunismo e storia d’Italia”, coordinato da Roberto Russano e il patrocinio
del Sindacato Libero Scrittori Italiani.
Un
tema forte all’interno di un dibattito mai chiuso sia sul rapporto tra storia e
politica sia nella visione politica e ideologia.
A
discuterne sono stati esperti che sull’argomento hanno dedicato studi,
esperienze personali di vita e di famiglia e un costante impegno culturale:
Pierfranco Bruni, Giuseppe Parlato, Maria Colacicco.
I
lavori sono stati introdotti da Maria Colacicco, studiosa di storia e Docente
nei Licei che ha sottolineato l’importanza di un revisionismo dei libri
scolastici adottati nelle scuole italiane, soffermandosi anche sulle
testimonianze vissute nel dolorante modello comunista. Un intervento significativo
che ha spianato la strada alla autorevole e documentata relazione di Pierfranco
Bruni, autore di libri su Claretta Petacci, Aldo Moro, Giuseppe Caradonna, la
rivista “Primato”, che ha toccato percorsi salienti della storia d’Italia
recente in un alternarsi tra interpretazioni e visioni filosofiche.
La
relazione di Pierfranco Bruni ha visto come elementi di discussione alcune
fasi: la caduta del fascismo e la barbarie comunista, Piazzale Loreto, la morte
di Moro, la caduta del Muro e il vuoto totale della mondo cattolico
nell’affrontare il comunismo. A tal proposito ha citato due episodi centrali:
il discorso di De Gasperi nel ricordare Stalin e il cattocomunismo nella
stagione della morte di Moro con il compromesso storico. Citando questi fatti si
è servito di documenti e dichiarazioni di studiosi e storici e protagonisti
politici.
Giuseppe
Parlato, attento conoscitore del Comunismo e del Fascismo, ha analizzato la
storia d’Italia partendo dalla Rivoluzione Francese per poi proporre una chiave
di lettura sulla figura di Gramsci e sulle responsabilità di Togliatti nella
degenerazione dei comunismi. Il nostro tempo è stata caratterizzato non solo
dal comunismo e dal crollo del Muro ma anche dai comunisti. Con il crollo del
comunismo, secondo Parlato, si pensava alla dissolvenza dei comunisti come
soggetti politici. Questo non è avvenuto. La dialettica attuale è su
rivoluzione e riformismo ma il comunismo deve essere posto all’attenzione di
una revisione complessiva della storia d’Italia.
Dalle
relazioni, comunque, è emerso che il rapporto tra Comunismo e storia d’Italia
non è soltanto un tema all’interno della visione problematica tra storia e
politica ma è soprattutto una chiave di lettura in una interpretazione che
parte dalla realtà di questi ultimi decenni che hanno visto il comunismo
imporsi non solo come forma dialettica ma soprattutto come presenza nelle
istituzioni e con un radicalismo che parte dalla fine della Seconda Guerra
Mondiale. Il dibattito si è articolato su alcuni piani di lavoro con esperienze
certamente diverse la cui centralità è data dal comunismo come modello epocale
nella centralità tra potere e ideologia.
La
manifestazione ha sottolineato una interessante discussione che ha posto
all’attenzione chiaramente tre chiavi di lettura ma il Comunismo internazionale
non può restare fuori da questa visione e soprattutto non si potrà fare a meno
di analizzare il ruolo del comunismo staliniano all’interno del Partito
Comunista Italiano, il ruolo dei comunisti nelle loro trasformazioni, il
comunismo nella sua formazione.
Un
dibattito che avrà nuovi sviluppi con altri incontri e proposte di letture
dettate non da interpretazioni politiche ma da documenti che hanno l’obiettivo
di stabilire una verità storica.