La mancanza di una classe diligente
di Roberto Cardone
Non capisco come riusciamo, nonostante tutto, a restare ottimisti. Abbiamo un’economia asfittica, una classe imprenditoriale da I elementare (prima che imparino a leggere e scrivere..), l’ambiente più violato di una pornostar al tramonto, un’educazione civica assolutamente inesistente ed una classe politica perennemente in bilico (capìsce a me…). Eppure ci sforziamo disperatamente di vedere le cose più belle di quello che sono. Abbiamo gioito in un modo smodato (e, peggio ancora, spontaneo) per la promozione del Taranto dalla IV alla III serie quando, per bacino di utenza e passione, dovremmo avere un profilo di missione almeno pari all’Atalanta (scinn’e ‘nghiàne dalla serie A): peccato, però, che siamo la più grande città d’Italia a non essere mai stata in serie A (senza voler essere calciocentrici, il calcio è comunque un fenomeno che trascende l’evento sportivo e connota la posizione della comunità rappresentata all’interno del territorio di riferimento). Abbiamo dato, ancora pochi mesi fa, fiducia quasi plebiscitaria ad una giunta che verrà ricordata come una delle peggiori sciagure che potesse capitare in riva ai due mari; ma, novelli Epimeteo, come al solito ci facciamo trovare con il tappo del vaso di Pandora in mano e l’espressione da ebete: “Ce à succèsse?” Una giunta che aveva dei referenti regionali che non si stanno facendo mancare, neanche loro, i loro buoni grattacapi. Della serie, se è vero che il proverbio dice: “Chìste so le pupazze, e cù chìste amma fa ù presepije!”, che presepio potevamo aspettarci in dote. La nota caratteristica della classe dirigente jonica è, per usare un eufemismo, la mancanza di qualunque forma di diligenza verso i patti stipulati con i contraenti (clienti, fornitori, utenti, elettori). Avete mai provato a chiedere un appuntamento, per motivi cristallini e dovuti, ad un rappresentante jonico eletto dal popolo, anche al livello più infimo? Una volta ammessi, con la stessa prosopopea di un invito a corte, sarete dispersi tra una popolazione di varia umanità lì a questuare per ottenere un privilegio a scapito di un interesse concorrente (dalla bega di condominio ad una concessione pubblica). Il massimo si ottiene quando per ottenere un privilegio il questuante disonesto deve far scontrare il politico di riferimento con un altro politico, sponsor del concorrente. In tale situazione, la pochezza dei nostri rappresentanti raggiunge l’apice della bassezza, l’apoteosi della cialtroneria (per dirla alla Abatantuono, in “Fantozzi contro tutti”). Si potrà obiettare, in modo qualunquistico, che tutto il mondo è paese… Eh, no! Quello che differenzia il privilegio ed il malcostume alla tarantina, dagli altri, è il livello: infimo! Per usare un altro proverbio, è vero che “ci sparte , jàve a megghjia parte”, ma se i commensali mangiano bene e se ne vanno sazi, non solo non avranno da ridire, ma riterranno del tutto normale il comportamento da auto-privilegiato. Gli scandali politici sono scoppiati in Italia quando il politico si è fatto particolarmente “sgorrotto” e contemporaneamente si era in tempi di vacche magre (il 1992 è stato l’anno di peggiore crisi economica nel dopoguerra…e si sa, “Quanne jè uèrre pè me, jè uèrre pe tutte!”). Da cui il livello dei nostri. Se prima di prendere “l’omaggio” si premurassero del bene duraturo della collettività, che tante speranze aveva riposto nella loro elezione, i politici godrebbero dell’impunità. Un’impunità di tipo mafioso certo, fatta di omertà, ma almeno la gente che li proteggesse potrebbe dire, a ragione: “Certo, non sono stinchi di Santo, ma almeno fanno i nostri interessi, pur garantendosi il vitalizio improprio.” Guardatevi intorno, andate indietro anche di decenni: vi ricordate qualcuno che prima di farsi gli affaracci propri ha pensato davvero alla nostra città, alla nostra provincia, alla nostra regione? O piuttosto siamo stati abbagliati da buche tappate, fontane riaccese, fiori sbocciati e “Giochi senza Frontiere” ed anche senza ormeggi? Tutto questo, mentre la gente continuava e continua, senza soste, a morire al o per il “Sidellurgico”, il turismo è bloccato ad un’idea, mentre altrove, con un decimo delle nostre possibilità, fanno ricircolare sul territorio più ricchezza della nostra industria pesante. Ma, probabilmente, abbiamo la classe dirigente che ci meritiamo…..
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