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Boxe
Un ritorno alle origini, intervista a Vincenzo Quero

lunedì 5 agosto 2013

da Antonio Bargelloni
Addetto Stampa


palestra di Francesco Galasso in Città Vecchia del 1967


 

 

Vincenzo Quero, ritorno alle origini mercoledì per “L'Isola che vogliamo”

Il maestro tarantino in Città Vecchia torma dove ha iniziato a fare il boxeur

 

Un ritorno alle origini. Vincenzo Quero, nella riunione di mercoledì 7 agosto a via Garibaldi, intitolata 1° Gala Pugilistico “L'Isola che vogliamo”,  avrà l'opportunità di riproporre il pugilato in Città Vecchia, proprio lì dove ha iniziato a boxare ormai 50 anni fa. Per intraprendere una carriera da atleta, da tecnico poi, che ha pochi eguali nello sport tarantino.

Quero iniziò a tirare di boxe nel 1964, a 17 anni, nella palestra “Curci – Le Serri” presso la scuola elementare “Acanfora”, con il maestro Angelo Curci. Quando al sodalizio non venne rinnovata l'ospitalità nella palestra della scuola di via Oberdan, Vincenzo Quero entrò a far parte dell'Accademia Pugilistica “Francesco Galasso”, che aveva un locale nel Borgo Antico, in vico Statte, nei pressi di via Duomo. In quella piccola palestra si forgiò come pugile, ma anche come uomo, prima di lasciare la città per approdare a Pesaro, dove riuscì a sfondare come dilettante. Per poi fare rientro a Taranto qualche anno dopo per intraprendere la carriera professionistica e, in contemporanea, quella di tecnico aprendo la “Quero – Chiloiro”.

«I tre anni trascorsi in Città Vecchia sono stati importanti – ricorda Quero – perché ho assaggiato lo sport fatto con sacrificio, senza le comodità che si concedono ora agli atleti. Avevamo un mini-ring e tre sacchi, poi un lavandino per lavarci, successivamente trasformato in mini doccia. Dovevamo fare i conti inoltre con i “panarijdde”, i classici monelli di strada che gettavano le scorze di anguria e scappavano. In quel contesto, sono passati tanti pugili importanti, come De Robertis, Convertino, Chiloiro».

La boxe intesa come sport di sacrificio e poche soddisfazioni: «Galasso non aveva soldi per organizzare riunioni. Si combatteva poco. Ricordo che io debuttai direttamente ai Campionati Regionali Novizi, poi incontrai il leccese Enzo Mortari, storico magazziniere del Lecce, il cui figlio ha giocato nel Taranto. Spesso mi confrontavo con pugili più pesanti, ricordo un confronto duro a Bari, davanti a Benvenuti, contro il foggiano Curcetti, divenuto anch'egli tecnico di boxe. A Taranto si combatteva poco, all'Orfeo, all'Arena Fusco o in piazza».

Passato il periodo fuori Taranto, leva compresa (fu anche campione delle Forze Armate), Quero nel 1970, con una carriera da dilettante fermata da un problema ad un occhio (tornò successivamente in attività e rientrò tra i Probabili Olimpici per Monaco '72), aprì la palestra in via Emilia, insieme a Domenico Chiloiro, spinto dagli amici: aveva solo 23 anni ed una voglia di far valere la sua esperienza anche al di là delle 12 corde. «Galasso non se la prese – racconta - capì la nostra esigenza di offrire qualcosa di nuovo. In quel periodo aprì anche lui una palestra nel rione Italia, ne sorsero altre in città, ma non riuscirono a sformare campioni, come abbiamo fatto noi fin dall'inizio».

Gli anni Settanta infatti sono stati forieri di titoli, anche internazionali, come l'europeo professionistico di Chiloiro a Lignano Sabbiadoro contro Galli («Doveva perdere contro il campione, lo preparai per vincere e Mimmo gli dette botte per 15 riprese», ricorda Quero), il titolo italiano dello stesso Quero nel 1975 allo stadio Salinella davanti a 6.000 spettatori («Con la prima diretta televisiva da Taranto, per Mercoledì Sport», è il suo vanto).

Poi gli anni Ottanta, l'ultimo titolo tricolore di Claudio Nitti (a Frosinone nel 1989, contro Curcetti, figlio del pugile incontrato da Quero ad inizio carriera), e gli ultimi due decenni trascorsi, nella crisi del pugilato professionistico a forgiare pugili dilettanti. Quero è sempre lì, in via Emilia, con i figli Aldo e Mimmo, che ormai hanno preso le redini della palestra. Per loro l'approdo a Taranto Vecchia avrà il sapore di una scoperta: «L'invito dell'assessore Scasciamacchia è stato accolto con favore da Aldo, che sta organizzando questa nuova riunione – fa sapere papà Enzo -. Sarà l'ennesimo sacrificio economico, perché mettere su una manifestazione agonistica ha costi elevati, ma lo facciamo con piacere: Taranto vecchia ha bisogno di momenti socializzanti come “L'Isola che vogliamo”, essere nel programma messo sul dall'associazione “Terra” per noi è un onore».

Confermato il programma della manifestazione. Il primo gong è previsto alle 20,30, dieci i confronti che vedranno i tarantini opposti ad avversari dell'Abruzzo e della Puglia. Il ring sarà montato in via Garibaldi, di fronte alla chiesa S. Giuseppe. E c'è da scommettere che sarà un successo. 

 

 

 

L’addetto stampa

Antonio Bargelloni

334-6764738

abar1206@gmail.com