da Valerio L'Abbate
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L’ACCORDO
CETA TRA UE E CANADA ENTRA PROVVISORIAMENTE IN VIGORE DAL 21 SETTEMBRE
In
attesa dell’approvazione definitiva degli Stati membri, il trattato commerciale
tra le due sponde dell’Atlantico inizia a porre le basi. Per L’Abbate (M5S)
servono studi scientifici che ne indaghino gli impatti sull’agroalimentare
italiano
Domani,
giovedì 21 settembre, il Ceta entrerà provvisoriamente in vigore senza
attendere la definitiva approvazione dei Parlamenti nazionali dei 28 Stati
membri. Il trattato commerciale tra Ue e Canada, quindi, porrà le basi per gli
scambi futuri tra le due sponde dell’Atlantico. L’accordo, però, vede notevoli
divergenze di vedute nello scenario politico e associativo e ha creato una
vera e propria spaccatura nel mondo agricolo e agroalimentare italiano. Se da
un lato alcuni grandi marchi Dop e Confagricoltura ritengono che possa
rivelarsi una buona occasione per le esportazioni italiane, le manifestazioni
di piazza della Coldiretti, degli agricoltori e dei piccoli produttori di
agroalimentare di qualità hanno scosso l’opinione pubblica e il Palazzo sulla
opportunità di firmare questo trattato internazionale.
“Il
Ceta rischia di divenire un pericolo soprattutto per la nostra agricoltura
– dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in
Commissione Agricoltura alla Camera – Ci siamo sempre dichiarati a
parole e con i fatti contrari a questi accordi transnazionali perché, per come
sono redatti e stipulati, non arrecano benefici al Made in Italy. Se è vero che
41 prodotti italiani IG (indicazione geografica) hanno ottenuto protezione nel
trattato commerciale, i principali prodotti canadesi che imitano formaggi
italiani (Parmesan, Asiago, Fontina, Gorgonzola...) o salumi (prosciutto
di Parma) potranno continuare ad essere presenti sul mercato canadese accanto
al prodotto originale italiano. È facile immaginare – prosegue L’Abbate
(M5S) – che il consumatore canadese opterà per le marche che conosce da
tempo, che risulteranno anche meno care. La denominazione (-simil, -stile,
-tipo) sarà obbligatoria solo per i produttori entrati nel mercato di un
determinato prodotto dopo il 2013. Servirebbero, pertanto, studi scientifici in
grado di rendere chiaro a tutti l’impatto delle disposizioni del Ceta sul
comparto agricolo e sull’agroalimentare Made in Italy. Proprio per comprendere
a fondo con quali ‘strumenti di difesa’ il ministro Maurizio Martina intendesse
procedere nel caso in cui le tanto sbandierate promesse di crescita e i
reciproci benefici si rivelassero disastrosi – conclude il deputato 5
Stelle – abbiamo presentato una interrogazione parlamentare. Al primo
posto tra gli elementi più rischiosi del trattato Ue-Canada, infatti, vi è
proprio la grande quantità di certificazioni Dop e Igp italiane”.