DRAMMA E LUTTI DI TARANTO NON POSSONO FINIRE IN "BAD
COMPANY".
IL 23 ALLA CAMERA VERDI PRESENTANO DECRETO "SALVA
TARANTO".
“Il 24 arriverà l’ennesimo decreto "Salva Ilva" mentre
la situazione di Taranto peggiora senza che si sia fatto nulla per affrontare
l’emergenza sanitaria e ambientale: anzi le continue proroghe che hanno
rinviato l'attuazione di misure ambientali importanti per tutelare la salute
hanno peggiorato la situazione. Visto che si fa strada l’ipotesi
dell’intervento pubblico per salvare l'Ilva è giusto fare chiarezza sui numeri
impossibili di questa operazione. Da due anni i bilanci dell’Ilva non sono noti
al punto che l’Europa ha chiesto formalmente di averli. Nel 2011, situazione
ante sequestro (26 luglio 2012), il debito finanziario dell’Ilva era di 2,9
miliardi dovuto ad un riduzione dei flussi di cassa provocata dai risultati
negativi della gestione industriale per circa 805 milioni di euro”. Lo dichiara
il co-portavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Dopo il
2012 con la riduzione della produzione dovuta alla chiusura di 6 altiforni su
10, secondo una denuncia di Federacciai, Ilva ha perso 70 milioni di euro al
mese. Ad oggi l’indebitamento Ilva è aumentato di 1,7 miliardi di euro che si
sommano ai 2,9 miliardi, senza dimenticare i 250 milioni di euro di prestito
ponte concesso dalla banche”.
"Se lo Stato dovesse comprare Ilva dovrà farsi quindi carico
dei debiti pregressi ai quali dovrà aggiungere investimenti necessari per il
piano industriale che dovrà attuare il piano delle misure ambientali . Secondo
l’ex commissario Bondi tale piano avrebbe un costo di 4,1 miliardi di spesa
fino al 2020 così suddivisi: 1,8 miliardi per l'Autorizzazione integrata
ambientale, 635 milioni di interventi per la sicurezza e la salute dei
lavoratori, 1,750 miliardi di investimenti tecnologici -
continua il leader ecologista -. A ciò va aggiunto il debito ambientale,
ovvero i danni provocati dall’inquinamento Ilva che l’AEA, Agenzia europea
ambiente, ha classificato nella top 30 degli stabilimenti più nocivi. Per fare
le bonifiche esterne ovvero risanare aree agricole, falde, mare, immobili
danneggiate dall’inquinamento secondo l’ipotesi della procura di Taranto
occorrerebbero 8 miliardi di euro. Dove troverà lo Stato tutti questi soldi?
Com’è facile vedere il totale fra debito e danni ambientali supera già i 12
miliardi di euro”.
"E poi c'è la proposta della 'bad company" che ritengo
moralmemte inaccettabile perchè scaricare il tema delle controversie
giudiziarie, i risarcimenti, le bonifiche delle aree esterne all'Ilva nella bad
company significa che nessuno pagherà per i danni subiti dalla popolazione e
per pulire i terreni, le falde e il mare dai veleni: il dolore, le vite perdute
e l'obbligo di bonificare il danno ambientale non può stare in una bad company
- conclude Bonelli-. Un'alternativa per Taranto e' possibile e l'abbiamo
spiegata nella proposta di decreto "Salva Taranto” che noi Verdi presenteremo
il 23 dicembre alla Camera dei Deputati proprio il giorno prima della
presentazione del settimo decreto salva Ilva”.