RISPOSTA AD ARPA
Apprendiamo dal prof. Giorgio Assennato, direttore
generale dell'ARPA Puglia, che “la centralina che monitora le cokerie è
sottoposta a trattamento intensivo di tipo protettivo”, il che
spiegherebbe i valori non elevati di IPA (idrocarburi policiclici aromatici)
misurati dentro l'ILVA.
Ci piacerebbe che anche la città di Taranto venisse
sottoposta ad un “trattamento intensivo protettivo” che consenta a far
scendere l'inquinamento, per fare degli esempi, a questi livelli misurati
dentro lo stabilimento ILVA:
3,7
nanogrammi/metro cubo l'1 agosto 2013 (parchi minerali ILVA);
7
nanogrammi/metro cubo il 10 agosto 2013 (parco minerali ILVA);
3,8
nanogrammi/metro cubo il 15 agosto 2013 (parco minerali ILVA);
7,6
nanogrammi/metro cubo l'11 novembre 2013 (cokeria ILVA);
7,9
nanogrammi/metro cubo il 13 novembre 2013 (cokeria ILVA);
7
nanogrammi/metro cubo il 16 novembre 2013 (cokeria ILVA);
6,3
nanogrammi/metro cubo il 1° dicembre 2013 (parco minerali ILVA);
6
nanogrammi/metro cubo il 3 dicembre 2013 (parco minerali ILVA);
7,3
nanogrammi/metro cubo il 25 dicembre 2013 (cokeria ILVA);
5,1
nanogrammi/metro cubo il 26 dicembre 2013 (cokeria ILVA).
Tutto questo è avvenuto mentre l'ARPA misurava una media
di IPA in concentrazione molto più elevata nel quartiere Tamburi di Taranto (a
ridosso del quale sorge l'ILVA):
·
30,8 nanogrammi a
metro cubo ad agosto 2013;
·
34,4 nanogrammi a
metro cubo a novembre 2013 (dopo aver sospeso la validazione dei dati a
settembre e ottobre);
·
43,9 nanogrammi a
metro cubo a dicembre 2013.
L'ultima misurazione nel quartiere Tamburi, effettuata da
Arpa nel quartiere Tamburi il 2 gennaio 2014, vede schizzare gli IPA a 78,3
nanogrammi a metro cubo, ossia a concentrazioni dieci volte superiori a quelle
misurate dentro l'ILVA nei giorni in cui il “trattamento intensivo protettivo”
ha funzionato meglio.
Di fronte a questi dati sconcertanti, ci chiediamo se i
lavoratori dell'ILVA possano a questo punto essere indotti da questi dati a non
indossare i dispositivi di protezione individuale in quei giorni di “aria
buona”.
Il lavoratore che infatti consultasse il sito dell'ARPA
sarebbe indotto infatti a pensare che le concentrazioni di IPA cancerogeni
nell'ILVA siano inferiori a quelle del quartiere Tamburi e quindi potrebbe –
ragionando in base alla logica – ritenere opportuno semmai indossare le
mascherine anti-inquinamento fornite dall'ILVA quando esce dalla fabbrica
e ritorna a casa, visto che persino nella zona Bestat (a cinque chilometri dai
camini ILVA) le concentrazioni di IPA sono arrivate a 22 nanogrammi a metro
cubo (media calcolata sulle misurazioni effettuate da PeaceLink a dicembre
2013).
La documentazione di PeaceLink è disponibile su http://www.peacelink.it/ecologia/a/39556.html
e chiediamo sia ad Arpa sia ad altri soggetti di fare osservazioni pertinenti
ai dati evidenziati.
RISPOSTA A ILVA
In merito al comunicato stampa dell'ILVA SPA
del 3 gennaio 2014 sugli eventi anomali verificatisi in data 1° gennaio 2014
(visionabile all'indirizzo Internet
http://www.gruppoilva.com/items/41/allegati/1/comunicato_stampa_ILVA_3gennaio2014.pdf
e che costituisce una risposta all'articolo di PeaceLink visionabile
all'indirizzo
http://www.peacelink.it/ecologia/a/39551.html),
PeaceLink chiede che venga resa pubblica la relazione che descriva l’intervento
dei VVFF nello stabilimento Ilva di Taranto, i risultati delle ispezioni e le
conclusioni del sopralluogo.
Per quanto riguarda i dati di qualità
dell'aria rilevati nella medesima data e indicati da ILVA SPA come
assolutamente sotto il livello di pericolo, PeaceLink chiede se
La popolazione deve essere messa a
conoscenza di eventuali sforamenti avvenuti e a tal fine chiediamo al Ministero
dell'Ambiente di comunicarci quanto prima i dati dell'ultima ispezione
dell'ISPRA. ILVA già in precedenza ci risulta avesse violato la prescrizione
AIA n. 49 che regolamenta tale emissione e che riportiamo di seguito.
"(Prescrizione AIA Nr.49) Si prescrive all’Azienda, in
accordo con le tempistiche sopra richiamate, che l’emissione di particolato con
il flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento sia inferiore a
25 g/t coke, in accordo con le prestazioni di cui alla BAT n. 51. Si prescrive,
altresì, di presentare, entro 6 mesi dal rilascio del provvedimento di riesame
dell’AIA, un progetto esecutivo per il conseguimento di un valore inferiore a
20 mg/Nm3. Si prescrive all’Azienda di eseguire, con frequenza mensile, il
monitoraggio delle emissioni diffuse di polveri da tutte le torri di
spegnimento con metodo VDI 2303 (Guidelines for sampling and measurement of
dust emission from wet quenching)."
Riportiamo di seguito le notifiche Ispra in
merito alle violazioni ILVA di questa prescrizione AIA:
(Ipra) Violazione notificata a Ilva ottobre 2013
"Superamento del valore di 25 g/t coke nell'emissione di
particolato con il flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento
nr 4, 5, 6, 7 asservite alle batterie 7-8 e alle batterie 11-12 attualmente in
funzione, contrariamente a quanto previsto dalla prescrizione 49, paragrafo
3.5.9 "spegnimento coke"
(Ispra) Violazione notificata a Luglio 2013
"Superamento del valore di 25 g/t coke nell'emissione di
particolato con il flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento
nr 1 asservita alle batterie 3-6 della cokeria non più in esercizio, nei mesi
precedenti le fermate delle batterie prima della chiusura, e nelle torri di
spegnimento nr.4, 6, 7 asservite alle batterie 7-8 e alle batterie 11-12
attualmente in funzione, il suddetto superamento comporta la violazione della
prescrizione 49 paragrafo 3.5.9, la violazione è stata accertata nel periodo
gennaio-aprile 2013 nel quale risultano quattro superamenti del valore limite
di particolato (25g/t coke) contenuto nel flusso di vapore acqueo in uscita
dalle torri di spegnimento nr 1,4,6,7”.
Chiediamo inoltre, nel caso in cui si siano
verificati sforamenti del valore di 25 g/t coke, se l'Azienda lo ha comunicato
alle Autorità competente in virtù delle prescrizioni AIA. ISPRA aveva lamentato
una già avvenuta omissione in tal senso. Si veda infatti la seguente
(Ipra) Violazione notificata a Ilva ottobre 2013
omesse comunicazioni con dettagliate informative all'Autorità
Competente ed agli enti di controllo previste dal paragrafo 13 del Parere
Istruttorio Conclusivo, come integrata alla prescrizione 89 e dal paragrafo 9.3
del Piano di Monitoraggio e Controllo relativamente alle non conformità ai
limiti emissivi di cui al precedente punto per la inosservanza della
prescrizione 49"
In risposta a PeaceLink e a chi aveva
fotografato le emissioni del 1° gennaio 2014 particolarmente evidenti (si veda http://www.peacelink.it/ecologia/a/39551.html
e le tante foto apparse su Facebook)
l'Ilva ha dichiarato: “I fenomeni ripresi nelle
immagini sono verosimilmente riconducibili alla presenza di un grosso corpo
nuvoloso insistente sull’area dello stabilimento. Infatti, il corpo nuvoloso si
presenta
distaccato rispetto alle emissioni di
vapore acqueo prodotto dalle attività dello stabilimento (vedi
foto). Inoltre, da dati meteo si evince che
il giorno 1 gennaio 2014 è stato caratterizzato da un
elevato tasso di umidità con valori dell’ordine
del 90% circa. Si potrebbero anche essere verificati
fenomeni di inversione termica".
Pur riconoscendo una condizione climatica
particolare nel giorno 1 gennaio 2014 (vento/umidità), PeaceLink escluderebbe
che possa avvenire un fenomeno di inversione termica sullo stabilimento Ilva di
Taranto. Il fenomeno di inversione termica si innesca a seguito della
coincidenza di più fattori incidenti in uno stesso luogo, uno dei quali, quello
fondamentale, è la persistenza di un suolo freddo e non riscaldato, casualità
improbabile nel caso dello stabilimento Ilva che genera calore e che riscalda
il suolo a seguito della normale attività degli impianti.
Inoltre la fotografia allegata alla nota
Ilva dimostra chiaramente una separazione tra vapore e eventuale formazione
nuvolosa. Ma potrebbero essere osservate altre fotografie che dimostrano il
contrario e che sono state scattate in tutte le ore della giornata del 1°
gennaio 2014. Ne alleghiamo alcune, dove diverse emissioni di vapore
provenienti da diverse zone dello stabilimento sembrano sostare sullo
stabilimento e sul quartiere Tamburi di Taranto. Consci che la fotografia possa
dare solo una risposta visiva confidiamo nei rilievi delle autorità di
controllo sulle fonti delle emissioni come già chiesto nei punti precedenti.
foto nota ilva
Per PeaceLink
Antonia
Battaglia
Luciano
Manna
Alessandro
Marescotti
www.peacelink.it
DA PEACELINK: PROSECUZIONE DEL COMUNICATO PRECEDENTE