Ieri il comitato Donne per Taranto è
stato invitato a partecipare a BARI, all'assemblea regionale di R.o.s.s.@ (per
un movimento anticapitalista e libertario). Dopo aver rimarcato che il nostro è
un comitato totalmente apartitico, lontano da Partiti e Sindacati, al fine di
evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazione abbiamo spiegato la nostra
posizione in merito alla questione ilva, una posizione CHIARA e NETTA che portiamo avanti da anni
e dalla quale NON ci siamo MAI discostate:
la SALUTE e la VITA al di sopra di
TUTTO e di TUTTI senza sconti e mezze misure!
Questo il nostro intervento:
"Il Comitato Donne per Taranto è
nato sull’esempio del Comitato Donne di Cornigliano che dopo tanti anni di
lotta sono riuscite a far chiudere l’aria a caldo dello stabilimento Ilva di
Genova. “La chiusura dell’altoforno e della cokeria delle Acciaierie è una
questione urgente. Sul piano dei danni ambientali, dell’inquinamento e della
salute dei cittadini siamo già in ritardo”. Queste parole furono pronunciate da
Corrado Clini circa 13 anni fa. E nessuno ebbe niente da ridire, tanto c’era
Taranto pronta ad accogliere la produzione di Genova. Tredici anni fa la
siderurgia non era una priorità? Non c’era un pil da salvare? Gli operai
tarantini e i cittadini tarantini erano fisicamente più forti dei genovesi? In
quegli anni, così come nei precedenti e in quelli successivi, degli INFAMI
decisero di svendere il nostro territorio in cambio di 30 denari. Taranto, una
città potenzialmente turistica, è stata occupata sia militarmente che
industrialmente. Non c’è solo l’Ilva che inquina, c’è l’Eni che ci gasa, c’è la
Cementir e due discariche che ci bruciano e una per rifiuti speciali in via di
costuzione, adesso vorrebbero dare il colpo di grazia con la costruzione di un
grosso parco eolico in Mar Grande.
Ci teniamo a sottolineare che noi non
siamo contro l’industria tout cour, noi siamo contro le industrie che provocano
malattie e morte, siamo contro chi preferisce arricchirsi sulle spalle di
un’intera popolazione che rischia di morire di tumori, di malattie cardiache,
polmonari ed anche di fame. Non si spiega altrimenti come mai in una città con
un polo industriale così vasto, ci sia il 44% di disoccupazione. Sentiamo
parlare da più parti di eco compatibilità dell’Ilva, di bonifiche che non
possono essere fatte ad impianti spenti, di nazionalizzazione. Vogliamo essere
chiari su questo punto: l’ILVA NON POTRA’ ESSERE MAI E SOTTOLINEAMO MAI essere
ecocompatibile. Per varie ragioni: obsolescenza degli impianti, vicinanza alla
città, estensione …. E anche se fosse nazionalizzata il costo per la semplice
messa a norma nel rispetto della normativa europea, sarebbe elevatissimo e si
impiegherebbe troppo tempo senza avere alcunagaranzia di successo (a Linz ci
sono voluti anni per rendere l’acciaieria “ecocompatibile”) e noi tutto questo
tempo non lo abbiamo più perché i nostri genitori sono già morti, i nostri
fratelli e i nostri mariti o le nostre mogli muoiono ora, i nostri figli quando
nascono e se nascono (poiché l’endometriosi altamente diffusa a Taranto provoca
la sterilità) sono già malati: hanno l’asma o sono allergici nel migliore dei
casi, oppure nascono malformati, con cardiopatie o neoplasie congenite. Noi un
futuro così ai nostri nipoti non vogliamo lasciarlo, noi vogliamo cambiare il
corso della storia di Taranto, noi vogliamo una città diversa non più legata
alla monocoltura dell'acciaio, che sfrutti le risorse naturali che possiede,
che punti sul turismo, sulla cultura, sull’ agroalimentare, tutte cose
schiacciate per il PROFITTO di pochi.... insieme alla nostra SALUTE! "
(Comitato Donne per Taranto)