MERITOCRAZIA VS RACCOMANDAZIONE
Nella storia, uomini illustri si sono
distinti grazie al loro merito: opere, compimenti virtuosi e gesta benevole,
che durante il corso delle nostre vite sembrano avere un'eco che spinge tutti
noi a dare il meglio per il prossimo, per elevarci e farci conoscere.
Spesso, anzi, spessissimo, questo
ricorso viene intercettato e rimodellato da coloro che sfruttano le grandi
azioni dei loro predecessori, per elevarsi in maniera diversa, meno consona e
delle volte più semplice, sto parlando della raccomandazione.
Da quando esiste l'uomo, esiste la
raccomandazione, è un principio naturale che dura da secoli, fin dalle patricius
romane, ove plebei immeritevoli venivano elevati a
nobili, anche grazie all'ausilio di titoli fittizi e relativamente importanti,
con i quali hanno avuto porte spalancate alla vita politica cittadina.
Invariata, delle volte, è la situazione
ai giorni nostri, che è lungi dall'essere vincolata da correttezza
amministrativa e sociale. Esempi sono da ricercare in ogni ambito: vi sono
della ambiguità legate allo svolgimento lavorativo di certi individui
"immeritevoli", che grazie alla loro totale incompetenza, riescono ad
arrecare danno alla società, andando quindi a minare quei tanto bramati valori
fondamentali di cui tutti noi, quotidianamente, dovremmo andare fieri, ma che
molto spesso vengono drammaticamente a mancare.
L'esempio più eclatante è la malasanità,
ormai dilagante nel nostro paese, che ogni ora miete vittime di ogni genere e
livello sociale. Basti pensare che la causa delle innumerevoli morti
ospedaliere, circa il 23,9%, è da ricercare nelle fila di medici con lauree
specialistiche non sempre omogenee, fruttate da raccomandazioni a livello
concorsistico. Dottori ancora specializzandi, che grazie all'ausilio di terzi
riescono a farsi spazio all'interno di file mediche acclamate, andando sia a
danneggiare fisicamente pazienti, e sia a rovinare irrimediabilmente la qualità
del servizio. Ciò non accade per coloro che si sono distinti in facoltà per
buoni meriti, poiché, tal volta, non riescono neanche a superare il concorso,
non per loro disimpegno, ma bensì per motivi legati alla raccomandazione
ottenuta da altri, che pur avendo la metà del punteggio qualificativo del
meritevole, sono riusciti a superare il test, senza alcuna difficoltà.
Quando si parla di raccomandazione, è
facile fare riferimento alla politica italiana, in cui molti esponenti del
governo sono saliti al potere grazie al loro aspetto fisico e per un continuo
scambio di favori al di fuori del contesto politico-amministrativo. Questi
rappresentanti "eletti", con le loro inadempienze, sovente riescono a
danneggiare ulteriormente un paese già precario, essendo totalmente inadatti al
loro compito. Molti giovani ed esperti, non possono far altro che sottomettersi
a questo circolo vizioso, facendosi da parte per permettere ad altri poco
formati, di rappresentare gente più qualificata e comunque il popolo tutto.
Per il prossimo esempio, voglio citare
l'opera più famosa di Antoine de Saint: "Il piccolo principe". In
questo piccolo libricino è contenuto un aneddoto molto importante su uno
studioso turco, il quale pur avendo fatto una scoperta non trascurabile, si è
visto deriso e sbeffeggiato dagli altri scienziati per via dei suoi abiti
esotici. Riproponendo la stessa teoria con abiti formali europei, è riuscito a
far valere i suoi studi facendosi acclamare dalle alte équipe scientifiche,
così da ottenere il loro consenso. Questa citazione calza a pennello con la
"raccomandazione telefilmica" nel nostro paese e non. Molti
personaggi illustri dello spettacolo utilizzano come trampolino la loro
prestanza fisica, non avendo alcun tipo di qualità ne'pratica, ne teorica.
D'alto canto è esorbitante il numero di coloro che indossano una maschera per
entrare nelle nostre case, per apparire diversi ai nostri occhi, poiché la
società che noi andiamo a costruire, dà poco spazio a chi non intende
modificare comportamento e aspetto. Appare quindi il mito del "bello è
perfetto", dove si sostituisce la virtù all'attrattiva, la capacità
all'imperizia, l'unico al banale e così via. La satira ha abbondanti trascorsi
su questo processo tipico delle altre sfere, che ha descritto a pieno la
ricorrenza di certi eventi, tanto da raffigurarli nell'immaginario collettivo
come un qualcosa di indubitabile e statico,degno della solita opera immobile e
immorale che ormai riempie il nostro quotidiano, di orribili nefandezze prive
di alcun tipo di morale. E' questo quello a cui i giovani d'oggi devono fare
ricorso? Devono tirarsi indietro per via di alcuni inetti, che pretendono,
senza troppi sforzi, di addentrarsi all' interno della nostra società? lo credo
ancora nella libertà e all'aspettativa di un futuro rinnovato, privo di
ingiustizie e insulsi favoritismi, incipit di una società mediocre, che noi a
tutti i costi rifiutiamo ma che sempre grazie alla nostra permissività, scava
pragmatiche e non idealistiche lacune nella nostra piccola realtà. Spero in una
civiltà ad occhi aperti, che diffidi dalle inadempienze e spalanchi le porte ad
una più idealizzata e consona, scevra di qualsivoglia inettitudine ed
inadeguatezza: ognuno al proprio e selettivo compito, e magari chi lo sa, in un
futuro tutto questo sarà attuabile.
IV
B Inf – IISS Pacinotti Taranto
Stefano
Scatigna
Andrea
Giuliano
Federica
Val
Luca
De Rose