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Approvazione della legge sull’aumento dei fondi pubblici alla Fondazione Giuseppe Di Vagno
venerdĂŹ 18 luglio 2014

i deputati Scagliusi e L’Abbate (M5S)esprimono perplessità

da Valerio L'Abbate
Assistente Deputato Giuseppe L'Abbate




L’AUMENTO DEL FINANZIAMENTO ALLA FONDAZIONE GIUSEPPE DI VAGNO È LEGGE

 

Fronte compatto dei partiti che destinano ulteriori fondi pubblici, in tempi di crisi, alla Fondazione che ha sede a Conversano (Bari). Per il M5S, che ha votato contro, inammissibile conferire soldi dello Stato ad un ente privato gestito da un condannato

 

Fu il primo parlamentare italiano vittima del fascismo. Un politico socialista che aveva conquistato il seggio parlamentare nel nome dei “pezzenti e diseredati” del Sud per i quali si batteva. Giuseppe Di Vagno, una sera del 1921, subì l’agguato di un gruppo di squadristi fascisti: gli assassini, individuati e processati, non subirono alcuna condanna in seguito all’amnistia voluta da Benito Mussolini. Ma le recenti vicende della Fondazione che porta il suo nome, ospitata a Conversano (Bari) sua terra natale, non rendono onore alla sua importante figura. A presiedere la Fondazione Di Vagno, infatti, è Gianvito Mastroleo, attuale presidente del PSI pugliese, il quale ha ricevuto una condanna a otto anni di reclusione e una multa di 820 milioni di lire negli anni ’80, ridotta in secondo grado a 5 anni e 6 mesi. Il reato è poi andato in prescrizione. La vicenda riguardava la spartizione degli appalti per la costruzione di 14 edifici scolastici per un valore di 47 miliardi di lire. All’interno del consiglio d’amministrazione della Fondazione, inoltre, sono presenti politici che hanno ruoli attivi nella politica regionale e gli enti locali (Regione Puglia, tre Province e diversi comuni).

 

“Ma nonostante la Fondazione Giuseppe Di Vagno riceva già, ogni anno, 25mila euro di contributi pubblici – dichiarano i deputati Giuseppe L’Abbate ed Emanuele Scagliusi (M5S) – il fronte dei partiti, compatto dal PD alle destre (tranne la Lega Nord, ndr), ha deciso di approvare una legge a prima firma Antonio Distaso (FI) per aumentare le risorse di 100mila euro una tantum e di 40mila euro per il Premio biennale di ricerca. Parliamo di una cifra consistente nei confronti di una realtà privata. Una generosità che, in tempi di vacche magrissime in cui il Governo Renzi ripete come un mantra che ‘i soldi non ci sono’ – concludono i due deputati pugliesi 5 Stelle – ci sembra un dono che ha un carattere propagandistico e clientelare, piuttosto che benemerito. Evidentemente i soldi che i cittadini danno al finanziamento pubblico, seppur ritenuto inammissibile dalla stessa Corte Costituzionale, non sono sufficienti”.

 

 




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