Cari amici
vicini e lontani,
un saluto da
Martina Franca. Sono stato lontano dalla nostra città alcuni giorni, avendo
partecipato ad un festival di musica tradizionale ("Il Borgo
Cantato") a Cisternino, dove ho suonato fianco a fianco
con Anna Cinzia
Villani ed Enrico Noviello, già prendenti parte alla Notte della Taranta, e
tornato in questo paese che ha dei tratti a dir poco surreali mi ritrovo a
mandarvi la consueta mail di Pugliafedefolklore.it. Rientrando stanotte da
Cisternino, ho trovato un tappeto di bottiglie e cartacce ininterrotto da
piazza XX Settembre ai Portici (e la tanto decantata raccolta differenziata?)
lasciato dai festaioli (martinesi e non) e dappertutto giovani intenti a
ciuccarsi di alcol fino a tardi. Stamattina poi ho ricevuto un magnifico
rimprovero da un custode di una chiesa del centro storico per essermi permesso
di averci portato due turisti alle dieci di sera e di aver lasciato la mancia
per la manutenzione (!). Neanche Pirandello sarebbe stato capace di immaginare
situazioni più assurde nei suoi romanzi, specie il fatto della mancia!
Mi dispiace. Per
me, la Martina autentica, quella che non si vergognava di parlare dialetto e
che l'estate sedeva fuori alla porta a ricamare invece di ciuccarsi di
superalcolici, non esiste più. Conservo parecchie foto nel mio archivio di
famiglia, scattate da mio padre negli anni Ottanta a "Martena
viecchie" (e non "il centro storico" come lo chiamano oggi),
dove, ad ammirare il biancore dei vicoli, mia madre dice "te véne 'u gjenie"
(hai piacere a guardarle). E' perfettamente inutile imbellettare balconi e
finestre di fiori giusto in piazza quando poi fai un giro nei vicoli più
appartati e trovi archi completamente scarabocchiati da giovani delinquenti,
piscio e rifiuti sul barocco e schiamazzi sotto le finestre di chi magari deve
andare a lavoro presto la mattina. Il centro storico si rivitalizza invogliando
la gente a venirci ad abitare fornendo servizi, NON CON LA MOVIDA. Non è
rivitalizzazione quella, è fracasso. Se ci fate caso ciò che rendeva Martina
vecchia funzionale a sè stessa, ovvero una città a misura prima di tutto degli
abitanti, non esiste quasi più. Sono scomparse le cassarmoniche, che
testimoniano una singolare mediazione della musica colta per il popolo tramite
gli arrangiamenti per banda di pezzi di lirica, che tanta parte hanno avuto
nell'educazione musicale del popolo pugliese. Oggi la banda viene vista,
strepiti apuli a parte, come una cosa retrograda, e la cassarmonica non si
monta più. Sono scomparsi i solenni toselli nelle chiese, per lo stesso motivo,
che pure hanno dato lavoro a generazioni di "paratori". Le
confraternite (e lo so perchè ci sto dentro) sono snobbate da giovani e vecchi,
e hanno abolito quasi tutte la divisa che è un esempio di abito medievale
rimasto nell'uso quotidiano.
E ora veniamo ad
un altro tema che è come l'araba fenice: che si sia ognun lo dice, dove sia
nessun lo sa, ovvero il lavoro giovanile. Io giovane di trent'anni mi lamento
che non c'è lavoro, però mi alzo alle undici di mattina perchè la sera prima
sono stato fino alle due a ciuccarmi di mojito coi soldi di mamma e papà. Io
compro i prodotti biologici perchè fa figo, però di piantare due pomodori nel
terreno dei miei e prendermi il fastidio di innaffiarli non ne voglio sapere.
Io giovane universitario adoro il barocco e mi dispiace che sia in degrado,
però non sono capace di prendere un bidone di calce e andare a coprire le
scritte sui muri degli avvinazzati come me.
MA A CHI VOLETE
DARLA A BERE?
Mancanza di
zappa, e nulla più.
Vostro Damiano
Nicolella