Nella
bella cornice di Casa Capellari a Martina Franca, la città della Valle d'Itria
ha potuto nuovamente mostrare il suo volto ospitale: e lo ha fatto nell'ambito
della rassegna Manufacta la festa dell'autoproduzione e del baratto, domenica
sera, con “l'aperitivo musicale multietnico”.
Organizzato
da Artefranca, in collaborazione con l'Associazione Salam, l'aperitivo è stato
occasione per conoscere gli ospiti del progetto “La mia nuova città”, che dà il
nome al Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati di Martina
Franca. Quello che in altre realtà è rimasto slogan elettorale, a Martina la
vera “accoglienza” si sta infatti concretizzando in questo progetto a cui
l'amministrazione comunale ha fortemente creduto, tanto da attuarlo: “usando
i fondi europei che sono arrivati a Martina Franca; nessun cappello”, ci
tiene precisare l'assessore alle Politiche Sociali Donatella Infante, “ma un
atto pratico, il frutto di una buona amministrazione, affinché il dovere e la
responsabilità politica siano quelle di dimostrare che l'Europa che vogliamo,
si costruisce aprendo le frontiere e non facendo passerelle a Lampedusa”.
Lo
Sprar dunque deve essere visto positivamente, non solo come occasione di
confronto, scambio solidale ed arricchimento reciproco culturale, ma anche come
una “risorsa”: una ricaduta economica per il territorio della Valle d'Itria.
Lo
Sprar inoltre, come ha voluto sottolineare la dottoressa Simona Fernandez,
presidente dell'associazione Salam (l'ente attuatore),“mira ad
un'accoglienza diffusa”: pone al centro delle sue attività la persona, che non
è un immigrato venuto qui in Italia per ragioni economiche, ma colui o
colei in fuga per motivi umanitari, politici, religiosi. Gli ospiti dello Sprar
di Martina Franca hanno alle spalle un passato segnato da guerre, persecuzioni,
sofferenze, repressioni: come quella raccontata tra musica e parole dal
mediatore culturale Abbas, di provenienza Kashmira che sulle note di “Kashmir
mere” (il mio Kashmir), ha potuto descrivere il momento della separazione dal
suo paese e dalla sua famiglia. Era un insegnante di inglese, e partecipava nel
Kashmir pakistano ad una manifestazione per chiedere e rivendicare il diritto
all'indipendenza del suo paese. E' stato individuato dai servizi segreti. Ed è
stato costretto a fuggire. Le manifestazioni politiche, come ogni libertà di
espressione, di assemblea e di riunione per l'indipendenza del Kashmir sia in
territorio pachistano che in quello indiano non sono infatti garantite e sono
puntualmente represse. Il Kashmir, racconta Abbas, è un paese di cui non si
parla. Diviso da troppi confini ed interessi di altre nazioni: Pakistan, India
e Cina. “It's a Paradise in the world” Un paradiso nel mondo, così Zahid
un altro ragazzo ospite dello Sprar descrive il suo paese: un paradiso di
risorse che i kashmiri non possono utilizzare perché in mano ai tre Stati, che
contro di loro usano la forza, ed ogni forma di violenza e repressione. “God
give us our heaven” non è solo una canzone ma rappresenta un inno nazionale
che non è possibile però sentire nelle trasmissioni radio e tv, perché
considerato illegale. Ospite dello Sprar, anche Mustahson, un giovanissimo
Kashmiro che ha subito persecuzioni sempre di natura politica. La sua
consapevolezza di voler appoggiare la causa kashmira è maturata fin da piccolo,
da quando nel Kashmir pakistano la sua famiglia veniva privata delle sue
proprietà presenti nel Kashmir indiano, e separato dai suoi affetti più cari a
causa di un confine invalicabile, un altro “muro di Berlino”.
I
rifugiati o richiedenti asilo politico sono al momento 25, quasi tutti
giovanissimi e tra questi ci sono anche tre donne e due bambini. Ciò che si
propone lo Sprar di Martina Franca è quello di dare loro la possibilità di
riappropriarsi dei loro spazi e della loro vita, attraverso un innovativo
percorso di integrazione/inclusione che punta a rendere indipendente il
singolo, risaltandone le sue doti, abilità, conoscenze.
Ahmadi
ad esempio era un abilissimo barbiere. Lavorava, svolgeva la sua attività
autonomamente, nella sua barberia nel nord Afghanistan. Poi, un giorno
apparentemente come un altro, ricevette una lettera dai talebani: la minaccia
di far saltare il suo negozio se avesse continuato a tagliare la barba in
maniera occidentale, che voleva dire non tagliare la barba lunga come un pugno,
non rispettando “secondo la loro interpretazione”, le leggi del Corano:
ci tiene a precisare Ahmadi, che nel Corano ci crede. Era stato accusato così
di essere un collaborazionista. In realtà dietro questa “imposizione” o divieto
si celava la reale motivazione: costringere Ahmadi a lasciare il suo negozio e
la sua famiglia, per allinearsi e aderire alla organizzazione talebana, pena la
sua stessa vita. Ahmadi rifiutò con determinazione. Ogni giorno ritornava al
suo lavoro. Ma questo suo rifiuto gli costò caro. . Nonostante le continue
minacce, un giorno, proprio mentre ritornava al lavoro, si è visto saltare in
aria il suo negozio: tanti anni di lavoro sfumati, una vita distrutta, le sue
prospettive future frantumate in un solo attimo. La sua fuga non è stata
programmata. E' stata il frutto di una scelta repentina, difficile, sofferta.
Anche perché Ahmadi non è stato costretto a lasciare solo la sua terra, ma
anche sua moglie e i suoi due piccolissimi figli. Come negare allora ad Ahmadi
e agli altri rifugiati e richiedenti asilo politico il diritto di sperare in un
futuro migliore?
Rispondono
a questa necessità, gli Sprar, come “La mia nuova città” di Martina Franca che
si propone di essere soprattutto un progetto di accoglienza integrata. La
storia di Yasin in questo senso è esemplare: fuggito da Gaza, “una prigione
a cielo aperto”, come lui l'ha definita, riesce ad arrivare in Italia. Dopo
diversi anni di vita nel nostro Paese, Yasin oggi parla un italiano fluente. E'
per questa ragione che lo Sprar di Martina Franca riconoscendo in lui
importanti competenze linguistiche lo ha assunto come interprete.
Yasin,
come Abbas, Zahid, Mustahson, Ahmadi, insieme a tutti gli altri ospiti dello
Sprar hanno oggi una speranza in più, che si chiama “La mia nuova città”,
Martina Franca.
Antonietta Podda
Responsabile della Comunicazione
Sprar di Martina Franca
380.7587924
Simona Fernandez
Presidente Associazione Salam
www.associazionesalam.org
333.39
88 354