Faccio una preambolo: tutte
le notizie sono desunte da meticolose ricerche via internet, ho solo il modesto
merito di dare un senso logico a livello sincronico e diacronico, ho fatto il
coordinatore di diverse scuole di pensiero e raccolto molto materiale sicchè
nulla è di originale e personale. Sono stato spinto dalla curiosità letteraria
e pochi hanno parlato da noi degli ultimi giorni del Pascoli, ma solo della
grandezza della sua poesia , come il nostro più grande poeta del 900. Il tempo
delle tavole rotonde e dei dibattiti è finito . Il lettore abbia pazienza, se
sarò lungo, non prolisso
Uno
studio dello psichiatra nel volume “ I segreti di casa Pascoli “ ipotizza
l’ipotesi, ma solo come tale , di un rapporto edipico del poeta con la madre ,
per questo si sostituisce al padre ucciso da una fucilata , provvede alle
sorelle Ida e Maria, verso le quali si sarebbe sviluppato un acceso amore
incestuoso Lo studioso Vittorino Andreoli non cita documenti e fonti , non è
credibile in quanto,se fosse vero, nessuno a questo mondo potrebbe dire di aver
visto o assistito a questo mostruoso rapporto con le sorelle Si raccontano
facilmente le porcherie dei grandi, mentre si trascura il valore dato con la
loro opera. Tutti sappiamo della tragedia che cade sulle spalle del Pascoli,
dalla morte del padre Ruggero a quella della diletta madre e dei fratelli.
Qualcuno interpreta il famoso “ nido “ pascoliano come una monade senza porte
e finestre, chiuso ermeticamente all’esterno, geloso e lui patriarca e monarca
assoluto, insomma, dittatore e despota della famiglia. Anche questo è falso.
Giovanni ci teneva alla sua famiglia e questo non vuol dire che sia stato un
egoista, tanto è vero che mai si è sposato per stare nel nido familiare e
questo eventuale fidanzamento è stato sempre osteggiato dalle sorelle. Ida si
sposa e Pascoli assiste alla disgregazione del suo nido. Il cognato Salvatore
Berti fa continue richieste di danaro e lascia la moglie Ida sola con i figli
per migrare in America. Ida sposa il 30 settembre del 1895 a Santa Giustina. presso Livorno nella chiesa del Soccorso...Pascoli ne è addolorato .Dopo il
carcere e l’iscrizione alla massoneria,creatura del positivismo, perde fede ed
ideali e diventa agnostico, crede nel mistero universale che avvolge il
mondo, “ atomo di male “. Senza fede e ideali gli restano il bere vino e
cognac per dimenticare tanto dolore e lutti. Cade in depressione ed alcolismo e
muore il 6 aprile del 1912 di cirrosi epatica, nello stesso giorno muoiono
Comencini ed Asimov Aveva appena 56 anni. Nelle memorie redatte dalla sorella
si parla di epatite e tumore al fegato, il certificato di morte parla di tumore
allo stomaco. Viene seppellito nella cappella annessa alla dimora di
Castelvecchio, frazione di Barga . Aborriva finire sotto terra e chiede di
essere depositato nel catafalco mausoleo;oggi, una lapide riporta alcuni versi
di una sua poesia “ Casa mia “,( M’era la casa avanti, tacita al vespro tutta
fiorita al muro, di rose rampicanti ) La casa ospita “ Il museo Casa Pascoli “:
la culla, oggetti della madre, i mobili dello studio di Bologna,le prime dizioni
della opere pascoliane, dediche, fotografie, carteggi, la corrispondenza con
l’amico Paolo Guidi, Il mausoleo della famiglia Pascoli oggi si trova nel
cimitero del paese, sono sepolti i componenti della famiglia,, tranne il
poeta,le sorelle Ida e Mariù.
La
tenuta dei principi di Torlonia comprende una villa del 1780, chiamata “ La
torre “ L’amministratore era Ruggero Pascoli, ucciso, mentre tornava al paese .
Bella “ La cavalla storna “, questa madre che disperata interroga la cavalla
che portava a casa un cadavere “ con le briglie sciolte “ Alcuni versi “ ……..tu
con le briglie sciolte tra le zampe /con dentro gli occhi il fuoco delle vampe
/con negli orecchi l’eco degli scoppi / seguitasti la via tra gli alti
pioppi / tra il morir del sole /perché udissimo noi le sue parole /Stava
attenta la lunga testa fiera, /Mia madre l’abbracciò su la criniera / “Oh
cavallina,cavallina storna /portavi a casa sua chi non ritorna ! /a me che chi
non ritornerà più mai ! / tu fosti buona ….Ma parlar non sai /Tu non sai ,
poverina;altri non osa /Oh ma tu devi farmi una una cosa /tu l’hai veduto
l’uomo che l’uccise / esso t’è nelle pupille fise / Chi fu ? Chi è ? Ti voglio
fare un nome / E tu fa cenno . Dio t’insegni come “ / Ora i cavalli non
frangean la biada ;/ dormian sognando il bianco della strada / La paglia non
battean con l’unghie vuote / dormian sognando il rullo delle ruote / Mia madre
alzò nel gran silenzio un dito:/disse un nome …..Sonò alto un nitrito. “
Pascoli
frequentò solo per consuetudine la piccola chiesa della Madonna dell’Acqua che,confina
con il giardino di Casa Pascoli , amò molto questo piccolo edificio, scrisse
agli amici sammauresi nel 1897 ….e l’ospite saluterà commosso il suo mondo
ideale che ha per confini il Luso e Rio Salto e per centro la Madonna dell’Acqua e il camposanto fino ai cipressi ……. “ L’agonia fu lunga, non si
svegliava , il respiro affannoso e grosso,il sonno durava da più di venti ore.
Nella stanza c’erano tante immagini di santi. Fu pensato di chiamare un
sacerdote per l’estrema unzione Maria mandò a chiamare dal convento
dell’Osservanza il francescano Padre Paolino, suo amico, Fu chiamato Falino,
un messo, ma il frate non arrivò mai . La sorella Maria rimase senza parole,
disgustata..L’assistenza nella notte fu affidata ad un sanitario , il prof
Facchini, mano nella mano con la sorella . Dopo ben 36 ore, Giovanni si sveglia
e desta un sussulto di meraviglia in Maria. Il prof Silvagni si meravigliò. La
sorella capiva che uscito dal sonno entrava in agonia. Alle ore 15 del Sabato
Santo il 6 aprile del 1912, apri’ gli occhi, sollevò ed abbassò convulsamente
le braccia con un alto grido, reclinò il capo da una sola parte , emise tre
brevi respiri e poi … nulla, la morte. Moriva a 56 anni come Beethoven. I
giornali d?Italia e d’Europa ne diedero notizia,gli articoli sono ancora nella
biblioteca comunale di Bologna. Il re inviò un telegramma , i rappresentanti
della politica e della cultura, lo stesso popolo partecipò al lutto cittadino
G. D’Annunzio scrisse :” Arachon ,6 aprile- Giovanni Pascoli è il più grande ed
originale poeta apparso in Italia dopo il Petrarca. Questo sarà riconosciuto
quando l’Italia rinnoverà anche le vecchie tavole dei valori poetici e al
Direttore del “ Giornale del Mattino “ scriveva: “ La mia devozione per lui
era stata di gratitudine ecc. ecc. “ La camera ardente fu visitata da una gran
folla , autorità politiche e . I funerali furono compiuti a Bologna il
martedi’ 9 aprile con un lunghissimo corteo preceduto da un frate francescano..
Furono lunghe e tumultuose le discussioni circa il definitivo riposo. Lo
chiedeva a gran voce la Romagna, la sorella volle tener fede al testamento del
fratello “ Maria mi porti nella mia casa per morirvi in pace , presso i miei
morti “Maria fu risoluta alla proposta di tumularlo a Bologna presso la tomba
del Carducci o in Santa Croce ma, solo a Castelvecchio di Barga. Nella sua
scelta fu rincuorata da Don Barrè. La lunga fila delle persone che salutavano
il Pascoli durò due giorni, giorno e notte. I funerali furono celebrati nella
Cattedrale di San Petronio a Bologna il martedi del 9 aprile. Dopo i funerali,
la salma partiva alla volta di Barga accompagnata da politici e dall’on. Luigi
Credaro, ministro della Pubblica’Istruzione. Una folla commossa accompagnava il
poeta all’ultima sua dimora, c’era anche con gli studenti il prof A. Mancini ,
sotto una fitta pioggia che non accennava a diminuire.. Suonava la banda
cittadina la marcia funebre di Chopin. Il feretro fu chiuso in un loculo provvisorio
nel cimitero cittadino . Per timore che la salma fosse trafugata per due giorni
le guardie comunali fecero a turno la guardia. Pascoli rimase nel loculo
dentro la grave cassa di noce il 6 ottobre Maria decise di metterlo in un
sarcofago esterno visto che negli ultimi giorni di vita il poeta aveva
espresso l’orrore di finire sotto terra . Delle esequie ne fa un dettagliata
descrizione il padre Don Luigi Pietrobono “ … I campi sono pieni della sua
anima. Lungo la via da Lucca a Barga, risalendo il Serchio, tutto è stato
visto dal Pascoli “ Aveva scritto. “ Oltre tomba, è la sua vita, la ricchezza,
la gioia è la voce che cerca i cuori dove echeggiare “ Era gente umile ,
avevano lasciato il lavoro, i contadini erano andati a rendergli omaggio con i
fiori di campo in mano Avvertiva la morte il Pascoli . In una lettera scrive
“ Caro Vittorio, l’Europa vile mi farà morire del mal di Napoleone “ Per i
medici la profezia della morte era certezza , anche se Giovanni e Maria non
sapevano nulla .I timori del dott Caproni avevano avuto conferma dai
professori Bianchini e Ceci ; a Francolini comunica di “ non sentirsi bene “
Abbiamo
raccontato a brevi tratti gli ultimi anni e giorni del grande poeta, certo per
il suo centenario l’anno scorso molti critici hanno parlato e scritto molto. La
sua “ Domus “ oggi museo è vistabile , ma resta la sua opera immortale con gli
epigoni e gli imitatori fasulli. La morte ha accompagnato Pascoli dal convento
dei Cappuccini con la morte di una adolescente descritta nell’” Aquilone “
mentre la madre pettina il capelli del figlio morto “ dai bei capelli ad onda
per non farti male “ Ne “ Il giorno dei morti “ scrive . “ Io vedo ( come è
questo giorno scuro )/ vedo nel cuore , vedo un camposanto / con un folto cipresso
alto sul muro / e , quel cipresso fumido si scaglia / allo scirocco: ad ora ad
ora in pianto/ sciogliersi l’infinita nuvolaglia …… “ Il Pascoli è il poeta del
dolore e della speranza, è vissuto fuori e lontano da ogni correntismo
letterario, obbedendo alla voce del cuore, al dolore di vivere come dramma
dell’esistenza terrena, in una temperie storica esistenzialista . Sotto il peso
dello scientismo positivistico, Pascoli non ha avuto l’approdo nella fede, ma
nel mistero e nella famiglia ,ne ha fatto solo un nido Noi ci abbeveriamo ogni
giorno alla sua poesia immortale ed è come se vivesse tra noi tutti, a tavola ,
a lavoro. E’ questa la grandezza della poesia, gli uomini muoiono e ne nascono
altri, ma la poesia vera resta immacolata ed eterna. Poetastri e poetucoli
passano di moda, durano una stagione, è già tanto.-
Abbiamo
riesumato la sua morte con l’intento di riviverlo ed abbracciare il grande
poeta del nostro 900.