Bisogna restare ai piedi di Gesù per ascoltare e
affidarsi
31 agosto a Grottaglie Chiesa Madre
di Pierfranco Bruni
Lungo
la Via della Conchiglia si incontra il desiderio della Parola. Lungo il tragitto
che supera Damasco si ritrovano i silenzi della preghiera. Lungo le strade
della Maddalena si incontrano l’amore in Cristo, la perseveranza di offrire la
fedeltà ai piedi della Croce, il segno della rivoluzione cristiana nella
Resurrezione.
L’Incontro
tra la Donna di Magdala e Cristo è un incontro d’amore. Quello degli sguardi,
quello della speranza, quello dell’attesa del silenzio contemplante dopo l’urlo
disperante della notte.
Bisogna
restare ai piedi di Gesù per ascoltare e affidarsi. Affidarsi è uno dei
concetti più belli nella cristianità non solo dei sinottici ma anche di quelli
apocrifi, gnostici, nel Vangelo di Filippo, nel Vangelo di Maria e del pensare
che l’incontro con l’altro è sempre una partecipazione nell’amore e d’amore.
La
conversione non è un fatto straordinario. È il donarsi a Cristo nella pazienza
dell’accoglienza. È l’incontro tra occhi che si osano ascoltare fermando
l’attimo del dubbio nella verità rivelata. Non è soltanto una metafisica
dell’anima, questo mio spalmare concetti e frasi tra i miei viaggi della
ricerca. Ricercare non è un dono. È piuttosto un’inquietudine. La fede è un
miracoloso incontro. Nel mistero della rivoluzione della spiritualità.
Sono
temi con i quali mi scontro e mi ritrovo. Mi allontanano e mi avvicinano dal e
a Cristo che è Croce ma è soprattutto Vita rivelata e rivelante. Mettersi in
ascolto può anche avere un senso che tocca il mistico, ma tocca l’incanto di
una magia che la Donna di Magdala portava nei suoi azzurri occhi e tra le
pieghe dei suoi biondi capelli. Quella Donna che sa amare Cristo e lo
accompagna ai piedi del Calvario per poi sentirlo come vento bussante alle
spalle.
La
conversione è anche un sentire bissare alle vie del cuore. Non ha un progetto.
La fede è un mistero. La religione è un progetto. Il Cristo è uno sguardo. Nel
momento in cui ti tocca vuol dire che ti ha già guardato e quello sguardo ha
penetrato il tuo inquieto cammino.
Ho
riletto il libro di Claudia Koll, “La mia conversione”, in questi giorni. Lo
avevo già spaginato circa due anni fa. È una “diario” dell’anima nella fisicità
del cuore che tira frecce. È una pagina che punta dritta ai labirinti della
mente e dice: puoi incattivirti fin quando basta o addirittura fin quando vuoi
per restare inquieto tutte le notti possibili, ma se Cristo ti impegna la sua
voce ti chiede un senso. E Cristo, stanne sicuro, ti impegna anche nelle
piccole cose, nelle ore brevi e nelle giornate, e ti impegna per te ma
soprattutto per gli altri. Perché l’altro è sempre in te. Non è uno straniero.
Io
rileggerei il libro di Claudia non partendo dal fatto che lei è un’attrice, che
si porta dietro un bagaglio di esperienze, come spesso si dice o si legge, di
attrice che ha dato un’immagine ad una cultura filmografica particolare, ma
partirei dal punto.
Già,
nel momento in cui il suo passo diventa lento e i suoi occhi incontrano quelli
di Cristo il passato non è più un ricordo, neppure una testimonianza o
un’esperienza. Il passato è la memoria depositata in una soffitta che non
appartiene più e non c’è più, nel momento in cui le mani di Cristo segnano il
dono, che è quello della preghiera che supera il tempo, perché l’attesa della
speranza è nel guardare la gioia e il dolore nelle quali si cammina e non il
mondo nel quale si è camminato.
Ecco
perché la conversione è bellezza. È l’estetica dell’anima che attraversa
completamente la metafisica e si fa contemplante mistero. Claudia Koll ci dice
tante altre cose non solo nel suo libro, libro di vita e di esistenza in un
raccontare leggero e deciso, profondo e comunicante, ma anche nel suo
comportamento e nelle sue relazioni verso il Gesù disarmato nei nostri giorni ma
forte, verso il Gesù della Riconciliazione che è il Gesù eucaristico.
Claudia
sembra accarezzare le parole ma lei è stata accarezzata e penetrata dalle
parole che hanno l’armonia di quelle donne oranti che conoscono la
sopportazione e la perseveranza. Il donarsi è il mistero della fede lungo i
sentieri dell’accoglienza.
Il
31 agosto Claudia Koll sarà a Grottaglie, Chiesa Madre, per raccontare il suo
viaggio verso Cristo