Con l’assenza
di progettualità è possibile candidare Taranto capitale della
cultura?
di Pierfranco Bruni
Se a voler discutere della candidatura di Taranto
come capitale della cultura bastasse il presente che ci troviamo a vivere e ad
abitare faremmo in fretta a sciogliere il Nodo di Gordio e ad organizzare
festeggiamenti lungo le vie della città per la sicura riuscita del risultato.
Se a voler osservare la progettualità sulla cultura che Taranto ha manifestato
negli ultimi anni sarebbe semplice nel sostenere la sua centralità all’interno
dei processi che il Sud ha vissuto e, quindi, il risultato sarebbe ottimo.
Siamo condannati a candidare questa città a capitale!
Fatemi ironizzare sul triste destino che ci colse,
che ci coglie e che giammai potrà raccoglierci. E allora?
Domanda/e. Quali sarebbero i riferimenti e le
attività che permetterebbero una tale candidatura? Non si smette di discutere
sull’Università Jonica. Bene. Il rapporto tra l’Università e la città ha
incrementato il tenore culturale? Se sì, in che termini e attraverso quali
elementi e modelli. Se sì, quali sono oggi i risultati sia in termini sociali
che occupazionali sia sul piano dell’immagine all’esterno della cinta greco –
romana.
Credo che bisognerebbe insistere sulla “vertenza”
università perché sono convinto che Taranto deve convincersi che attualmente
non ha una “sua” Università. Ciò non è colpa dell’Università.
Attenzione. Ci sono responsabilità politiche che
insistono e queste responsabilità sono dovute a un vuoto progettuale sulla
cultura degli Enti locali. Gli Enti locali, Comune e Provincia, devono essere
interlocutori forti, contrattuali, propositivi. La partita la devono giocare
gli Enti locali e non altri organismi. Se non ci fossero stati gli Enti, negli
anni di una memoria lunga, non avremmo avuto corsi di laurea e facoltà. Lo si
vuole comprendere questo aspetto?
Gli Enti ritornino ad essere soggetti contrattuali
attivi. Chi è stato all’interno di tali meccanismi conosce la realtà. Cosa era
Taranto e il suo territorio tra il 1995 e il 1999? Vi invito a sfogliare le
pagine dei quotidiani di quel tempo e le delibere di Giunta e di Consiglio.
Ora, discutiamo serenamente. Primo aspetto:
Università autonoma.
Secondo aspetto: riprendiamo la questione legata
all’autonomia del Museo Nazionale, ovvero un Museo autonomo rispetto alla
Soprintendenza ai beni archeologici. Una vecchia storia sulla quale c’è già un
Disegno di Legge. Con l’insediamento del nuovo Governo si riproporrà la
questione anche perché bisogna ridiscuterne nelle Commissioni cultura di Camera
e Senato. E su questo i parlamentari devono giocarla tutta la partita, perché è
necessario che Taranto abbia un Museo riferimento, all’interno del bacino del
Mediterraneo, della Magna Grecia completamente autonomo sia sul piano
gestionale economico sia culturale. Reggio Calabria questa partita se la
giocherà e la vincerà. Faremo in modo che venga ridiscusso il Disegno di Legge
già in fase di revisione con il secondo Governo Berlusconi. Questo non toglie
nulla alla cultura archeologica di Taranto. Anzi Taranto avrebbe due poli
archeologici di estremo interesse.
Terzo aspetto: l’istituzione reale di una Pinacoteca.
Anche su questo argomento c’è già un Progetto approvato dal Consiglio provinciale
e da me proposto, in qualità di vice presidente e assessore alla cultura, negli
anni 1996 – 1998.
Quarto aspetto: l’istituzione di una Biblioteca
nazionale. Anche questo è parte integrante di un argomentare antico.
Ma è mai possibile che una città come Cosenza ha
l’Università, una Università forte, il Teatro Rendano, la Biblioteca Nazionale,
la sede Rai regionale e un Progetto di eventi eccezionali.
E Taranto? Certo, non si è investito sulla cultura e
quindi se non si investe perché candidarla? Sulla base di cosa?
Quinto aspetto: lavorare su un Progetto Cultura con
degli eventi che abbiano un circuito internazionale. Se Taranto è stata
capitale della Magna Grecia ci sono i presupposti per lavorare su degli eventi
internazionali. Dobbiamo entrare nei circuiti e in una società come la nostra o
si è operativi o si è assenti. O meglio: o facciamo cultura con un respiro
internazionale oppure decidiamo di restare fuori.
Non possono farci da guida altre città o altri
amministratori di città che culturalmente con Taranto non hanno molte affinità.
Tutto ciò è
possibile? Io dico di sì. Ma cominciamo a sgombrare il campo da demagogie, da
conflitti, da retoriche, da arrendevoli ozi e oblii.
Ho indicato
alcune priorità sulle quali non c’è niente di nuovo sotto il cielo Jonico.
Questioni antiche. Riprendiamole con il sapere della politica e la saggezza
dell’impegno senza se senza però.
Bisogna fare delle scelte e avere coraggio.
Prima di
tutto, comunque, bisogna che Provincia e Comune abbiano un Assessorato alla
Cultura. Delega piena che punti alla Programmazione, alla Gestione, alla
Valorizzazione, alla Progettualità, alla Definizione del “pacchetto cultura”.
Ci vogliono
scelte e coraggio. Poi potremo parlare di candidature o di altro! Altrimenti
l’agonia di Taranto diventerà angosciante.
L’assenza
di progettualità porterà Taranto ad essere Capitale della Cultura? Forse quasi!