Pierfranco Bruni: “La vita è sempre un
romanzo: imprevedibile come ogni storia che si comincia a raccontare con lo
sguardo puntato alla realtà e il cuore nel mistero”
“Una donna di una
eleganza sublime, dallo sguardo profondo, dal passo leggero come un tocco di
danza”. Così Pierfranco Bruni ha esordito presentando la sua Claretta del
romanzo “Passione e morte”. Un romanzo sul quale ha lavorato per anni. Una
presentazione romana ricca di stimoli e di puntali annotazioni che hanno
portato raccontare una storia d’amore nel dolore del distacco e nella tragedia
della morte.
La bellezza, la
sensualità, la devozione, la fedeltà, il sublime. Cinque aspetti che Pierfranco
Bruni ha tratteggiato parlando del suo romanzo "Passione e morte. Claretta
e Ben" (Pellegrini).
In un Roma accaldata e
politicamente devastata da posizioni, idee e stravaganze. Bruni ha raccolto le
diverse domande poste per parlare d'amore. Soltanto d'amore nonostante il
romanzo abbia come punto centrale il rapporto tra Claretta Petacci e Benito
Mussolini negli anni del Fascismo in gloria e negli anni della caduta e della
tragedia. Bruni ha attraversato tutte le domande che avevano uno sfondo
prettamente politico e ideologico per raccontare la storia di un amore e la
storia dell'eleganza di Claretta Petacci che si è lasciata morire per amore.
Perchè scrivere un
romanzo su Claretta? E' stato chiesto più volte a Bruni. "Perchè bisogna
dare senso ad una storia d'amore in anni tragici della vita italiana. Claretta
è stata una donna straordinaria. Ha amato il suo uomo con coraggio, dedicando tutta
la sua vita ad un uomo dalla personalità non facile, è stata devota e fedele
sempre. Nella sua giovinezza e nella sua bellezza Claretta ha testimoniato con
la morte la sua fedeltà. Oggi questa storia d'amore andrebbe riletta e
riproposta come storia d'amore e di tragedia e non sfilacciata tra le maglie
del fascismo e dell'antifascismo. Un amore forte, delicato e fragile".
Così ha sottolineato Pierfranco Bruni.
La discussione sul
romanzo di Bruni è stata molto articolata e singolare. Sono state lette, tra l'altro,
anche le lettere immaginarie di Claretta e Benito che Bruni pone come ultimo
capitolo. Sono state proprio queste lettere ad aprire una affascinante
discussione con il pubblico. Un romanzo che, forse, chiude una fase nella vita
letteraria di Bruni e che si definisce come tassello di una trilogia:
"L'ultima notte di un magistrato", "Il perduto equilibrio",
"Claretta e Ben".
Alla domanda: Perchè
dopo "La bicicletta di mio padre", romanzo tra memoria, alchimia e
mondo sciamanico, è ritornato su un romanzo che è stato già nel suo vissuto?
Bruni ha risposto:
"Perchè nella vita di uno scrittore ci sono stagioni di pause, di
revisioni, di meditazioni. Non so cosa scriverò ancora. E' certo che ora si
riapre la fase che avevo vissuto nell'ultimo capitolo del romanzo precedente
quando pongo un dialogo tra due sciamani. Il prossimo mio romanzo è già su
questa strada. Poi non si può chiedere ad uno scrittore cosa scriverà
dopodomani. La vita è sempre un romanzo. Imprevedibile. Se la vita è
imprevedibile quando uno scrittore comincia a scrivere non sa dove potrà
arrivare, non sa quali corde farà vibrare, non sa dove la fantasia cede il
passo alla realtà e viceversa ma in uno scrittore la realtà non è mai il reale
mentre la fantasia può essere mistero". Con queste parole Pierfranco Bruni
si è congedato dal suo pubblico.